Vengono così immessi sui mercati internazionali beni che sono facilmente scomponibili in strutture omogenee composte da materiali sempre riciclabili.
I consumatori ormai informati e consapevoli della necessità di non disperdere alcun bene, quando questo non è più utilizzabile per lo scopo per cui era stato creato, lo consegnano ad aziende pubbliche e private che si occupano con efficacia e grande puntualità del servizio di raccolta di questi rifiuti.
Beni a fine vita che vengono poi affidati a sistemi che si occupano di realizzare grandi stoccaggi per poi avviare il tutto al riciclo.
Le materie prime (seconde) così ottenute sono nuovamente impiegate per la produzione di nuovi beni con un ciclo che praticamente non ha mai fine.
Le autorità pubbliche assecondano questo ciclo virtuoso cambiando rapidamente le norme ove queste siano di intralcio all’attività pratica.
Non si vedono più rifiuti sulle spiagge, lungo i fiumi, ai bordi di strade e sentieri.
I costi per il cittadino per la raccolta differenziata sono diminuiti, il risparmio di energia con conseguente minor inquinamento è veramente significativo.
Ma un suono spaventoso irrompe: la sveglia mattutina che interrompe il bel sogno.
Si purtroppo quanto descritto sopra per ora è un sogno.
Ma questo numero di “Ottantadue” dimostra quanti uomini e quante donne stiano lavorando alla realizzazione del sogno.
Attraverso le associazioni ambientaliste, alla ricerca della bellezza di questo mondo, denunciando le inadempienze dell’autorità pubblica, adottando organizzazioni innovative per risolvere problemi complessi, uomini e donne tutti impegnati a costruire una società ove il sogno sia realtà.
Con questi realizzatori di sogni c’è anche Cobat ormai da trenta anni.