Maggio n°2 2018

In trent’anni di attività Cobat ha avviato al riciclo ben 5 milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici. E anche il 2017 è stato un anno positivo.

Più di 25 milioni di tonnellate, venti volte il peso del Colosseo, di pile e batterie esauste, rifiuti elettronici e pneumatici fuori uso gestiti negli ultimi trent’anni. Solo nel 2017 sono oltre 140.000 le tonnellate di prodotti tecnologici raccolti, avviati al riciclo e impiegati in nuove risorse percorrendo quasi 2 milioni di chilometri con un taglio di emissioni inquinanti del 57% rispetto al 2016, grazie al rinnovo del parco merci e della rete logistica. 

Sono questi alcuni dei numeri più significativi di Cobat contenuti nel Rapporto annuale di attività presentato al Grand Hotel De La Minerve a Roma. Istituito nel 1988 lo storico Consorzio, uno dei primi ad avviare in Italia un percorso di economia circolare, gestisce da trent’anni il fine vita dei beni immessi al consumo, garantendo i più elevati standard di sostenibilità ambientale ed economica. Alla presentazione del Rapporto Cobat sono intervenuti i vertici del Consorzio, oltre a Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, e Salvatore Micillo, membro della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati. 

«Il 2017 è stato per noi un anno importante, in quanto ha confermato la capacità di Cobat di intercettare e occuparsi al meglio del fine vita dei prodotti di sua competenza - commenta Michele Zilla, direttore generale del Consorzio - Abbiamo raccolto più di 140.000 tonnellate nelle diverse filiere gestite. La parte del leone la fanno ancora una volta le batterie al piombo con 117.000 tonnellate di materiale recuperato. Un altro importante settore è quello dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche nel quale abbiamo effettuato una raccolta pari a 16.000 tonnellate. Sul fronte delle pile portatili, quelle pile domestiche che attivano ad esempio il telecomando, abbiamo raggiunto le 5.800 tonnellate. Per ultimo, ma non meno importante, ci sono gli pneumatici fuori uso: qui abbiamo intercettato 1.800 tonnellate. Complessivamente - incalza Michele Zilla - oltre 1.200 produttori e importatori di batterie, apparecchiature elettriche ed elettroniche, compresi i moduli fotovoltaici e pneumatici hanno affidato a Cobat la responsabilità della gestione del fine vita dei propri prodotti, con un immesso al consumo pari a oltre 219.000 tonnellate. La forza del sistema Cobat risiede nel proprio staff, composto da 20 persone, e in un’efficiente struttura consortile organizzata con una propria rete di aziende di raccolta e di stoccaggio, e da impianti di trattamento e riciclo specializzati nel recupero di materia».

Grazie a questi e altri dati illustrati sempre dal direttore Zilla, nel 2017 Cobat si è confermato primo sistema di raccolta e riciclo di pile e accumulatori in Italia con il 49,3% dell’immesso a consumo di accumulatori industriali e per veicoli, e il 26,8% in quello delle pile portatili. Le regioni che registrano il maggiore incremento dei quantitativi di raccolta di batterie al piombo esauste sono: Umbria (+33%), Piemonte-Val D’Aosta (+23%) e Lazio (+12%). In termini assoluti sono Lombardia, Veneto e Lazio le regioni più virtuose, rispettivamente con oltre 505, 277 e 135 tonnellate raccolte, mentre per quanto riguarda la variazione percentuale rispetto al 2016 emergono su tutte Calabria (+277%), Sardegna (+253%) e Campania (+202%). Il 2017 ha rappresentato per Cobat un anno significativo anche per quanto riguarda la gestione dei RAEE, con quasi 16.000 tonnellate recuperate, grazie agli oltre 1.300 punti di raccolta in tutta Italia. Significativa in questo settore la raccolta dei RAEE professionali, svolta direttamente dal Consorzio attraverso i Punti Cobat presso i clienti dei propri soci, passata da 161 tonnellate nel 2016 a 1.360 tonnellate nel 2017. Anche per l’anno appena trascorso, Cobat ha inoltre ottenuto il formale riconoscimento da parte di Aci per la gestione degli pneumatici fuori uso prodotti dal settore dell’autodemolizione, e rispetto al 2016 si è registrato un incremento pari al 10%.

«Migliorare la raccolta significa rendere più facile e veloce il servizio offerto alle imprese e ai cittadini - aggiunge il direttore generale di Cobat - Per questo motivo abbiamo siglato accordi con grandi associazioni di categoria, permettendo a decine di migliaia di imprese di usufruire dei nostri servizi di raccolta in maniera semplificata attraverso un’apposita piattaforma web. Inoltre collaboriamo con i produttori di beni per trovare nuove soluzioni dedicate agli utenti finali. Uno dei migliori esempi è Cobat Zero Waste, un progetto che permette all’acquirente finale di attivare una garanzia sul fine vita del bene comprato e successivamente di chiedere il ritiro attraverso una semplice procedura online».

Altri temi importanti per Cobat sono inoltre quelli della ricerca e dell’attenzione alle nuove esigenze del mercato, sempre nell’ottica di vincere nuove sfide e favorire la promozione dell’economia circolare. Ne ha parlato il presidente Giancarlo Morandi, intervenuto a sua volta alla presentazione del Rapporto Cobat, rivolgendosi alla platea composta, tra gli altri, dal vice presidente Guido Borzoni e dal direttore operativo Claudio De Persio.

«Il 2017, come in passato, è stato un anno di sfide per far fronte alle esigenze dei nostri soci, a quelle del mercato e più in generale a quelle del Paese - dichiara Giancarlo Morandi - Abbiamo lavorato non solo per garantire un servizio a tutte le aziende che si affidano a Cobat per la raccolta e l’avviamento al riciclo dei loro prodotti a fine vita, ma anche per garantire che nel futuro questo continui ad avvenire. Da qui la scelta di collaborare con importanti Università e Istituti di Ricerca per capire come dare una nuova vita alle batterie al litio e ad altri materiali. Il Consorzio era nato trent’anni fa per risolvere il problema ambientale delle batterie al piombo, trasformandole in un’opportunità economica per il Paese. È quello stesso spirito che ci ha portato ad applicare il metodo Cobat anche ai RAEE. Il principio dell’economia circolare, anche se ancora non sapevamo si chiamasse così, ci ha guidato quando, in anticipo sulle normative nazionali ed europee, abbiamo creato la prima filiera per la raccolta e il riciclo dei moduli fotovoltaici. E lo stesso abbiamo fatto - aggiunge il presidente Morandi - conti-nuiamo e continueremo a fare, con gli pneumatici fuori uso e con i fuochi di segnalazione e soccorso, e tante altre tipologie di prodotti di nuova generazione. Per attivare corretti processi di riciclo è necessario investire in ricerca».

L’impegno di Cobat a difesa dell’ambiente e per la sostenibilità è stato lodato da Stefano Ciafani. «In Italia abbiamo tanti campioni nel campo dell’economia circolare - sottolinea il presidente di Legambiente (vedi intervista a pag. 22) - Aziende virtuose e consorzi come  Cobat che da anni si impegnano per dare una nuova vita ai materiali evitando così che questi vadano ad inquinare la natura che ci circonda. La politica e le istituzioni devono aiutare, in Italia e in Europa, realtà come queste». 

Un tema ripreso anche dall’altro ospite presente al convegno organizzato al Grand Hotel De La Minerve. «Ho letto il Rapporto Cobat e ho trovato dati molto interessanti che testimoniano l’impegno del Consorzio a difesa dell’ambiente, tema di assoluta importanza e attualità - commenta Salvatore Micillo, deputato del Movimento 5 Stelle - Ci sono già stati molti passaggi nella scorsa Legislatura che fanno capire qual’è la giusta direzione per promuovere l’economia circolare. Sia l’Italia che l’Europa hanno iniziato a lavorare nel modo opportuno per favorire questo nuovo e necessario paradigma di sviluppo, ma ci sono ancora tanti passaggi da fare. Io credo che servano incentivi per chi, come tante aziende in Italia e all’estero, riciclano e danno una nuova vita alle materie, e soprattutto promuovono una green economy che vogliamo non rimanga soltanto sulla carta, ma che diventi una realtà concreta e quotidiana per aziende e famiglie».