Giugno n°1 2020

Giancarlo Morandi

Giancarlo Morandi

Questo numero di Ottantadue è stato progettato prima dell’inizio della Pandemia dovuta al corona virus covid-19 (o sars covid-2) e vede la luce nel momento in cui in Italia si spera nella fine della forza del virus.

All’inizio, nel momento in cui gli italiani avevano riempito i balconi di bandiere, di canti e dunque di speranza, molti hanno ipotizzato che alla fine vi sarebbe stata una maggior unione che nel passato tra le donne e gli uomini di questo Paese.

Purtroppo oggi dobbiamo constatare che quella speranza è stata delusa dai fatti.

Anzi, ormai quasi al termine della diffusione del virus in Italia, dobbiamo constatare che la nostra società è ancora più divisa di quanto lo fosse pochi mesi addietro.

Siamo stati tutti delusi dagli scienziati che noi immaginavamo cultori della ricerca e della verità ed invece li abbiamo visti solo cultori della propria vanità, senza alcun ombra di dubbio su tutto ciò che proclamavano volta a volta rispetto ad una realtà che non conoscevano e che continuano a non conoscere.

Nel momento poi di dover far recuperare forza economica al nostro tessuto sociale abbiamo dovuto constatare, e ancora lo stiamo costatando, come l’egoismo delle diverse categorie sia rimasto intatto, ognuna pretendendo per sé l’attenzione del Governo e nessuna proponendo un quadro generale che tenesse conto dei bisogni di tutti.

E certo la cattiveria, la stupidità, l’ignoranza sbandierate da tanti frequentatori dei social, per fortuna una minoranza, non migliora il nostro panorama umano.

Dunque rispetto ad ieri esistono nuovi motivi di disaccordo e di contrasto che dividono ancora di più la nostra società già così frammentata.

Comunque, nonostante le difficoltà, le donne e gli uomini che fanno parte di Cobat ed i loro più stretti collaboratori in questo periodo non hanno mai smesso di lavorare per garantire al Paese e ai propri soci tutte quelle attività legate ai propri compiti istituzionali nel campo dell’economia circolare.

Credo che il lavoro da loro svolto sia il punto che ci permette di guardare avanti con la speranza di tempi migliori.

Come tutti coloro che lavorano in Cobat e per Cobat, tante altre persone in questo buio periodo hanno svolto il proprio dovere non rifugiandosi in facile scappatoie formali: da queste persone oggi possiamo attendere la rinascita nel nostro Paese, una rinascita che deve essere solidale e sempre attenta a garantire uno sviluppo sociale coerente con le necessità di ognuno e quelle generali dell’ambiente.

Dunque, nonostante le divisioni che oggi hanno grande rilevanza mediatica, tutti coloro che hanno fatto il proprio dovere e che certamente continueranno a farlo sono le persone che possono garantirci una rinascita non solo economica, ma anche soprattutto morale di coesione e unione sociale.

Al loro lavoro, al loro impegno civile sono ancorate le nostre speranze e dunque il nostro ringraziamento per quanto hanno già fatto e per quanto faranno nel prossimo futuro.