Dicembre n°3 2021

High Summit

Foto: Emanuela Fagioli Adobe Stock Wikipedia

Ancora troppo poco. Ma almeno il cammino per provare a salvare il pianeta è stato ripreso. Può essere riassunto così l’esito della Cop26 di Glasgow, il summit internazionale sul clima che si è svolto dal 31 ottobre al 12 novembre scorsi nella città della Scozia su iniziativa dei Governi di Gran Bretagna e Italia, al termine del quale le 197 delegazioni degli Stati partecipanti hanno assunto una serie di impegni precisi per contrastare l’inquinamento e il surriscaldamento globale. Impegni però ancora largamente insufficienti (a partire dalla versione finale più edulcorata per quanto riguarda il superamento delle fonti fossili) come testimoniano le parole di delusione del presidente di Cop26 Alok Sharma che, quasi in lacrime, ha commentato: “Sono profondamente dispiaciuto. Capisco la delusione, ma è vitale proteggere almeno questo pacchetto”, riferendosi alle misure concordate per limitare le emissioni.

È stato comunque importante aver ripreso il cammino e un più ampio dialogo internazionale dopo lo stop agli Accordi di Parigi deciso dal precedente governo Usa. L’attuale presidente statunitense Joe Biden ha rilanciato l’impegno per il clima e l’ambiente, mentre preoccupano le frenate di Cina e India. L’Europa, ancora troppo divisa al suo interno, ha almeno il merito di insistere per una rivoluzione green e di aver adottato tra gli Stati membri una serie di normative per favorire l’economia circolare e lo stop alla vendita dei veicoli a diesel e benzina entro il 2035.

In questo scenario di speranze e incertezze c’è comunque una buona notizia: l’attenzione dell’opinione pubblica verso i temi green aumenta ogni giorno di più. Questo anche grazie all’impegno di molte associazioni, aziende, istituzioni, enti di ricerca, scuole, centri di formazione. Molti di essi hanno collaborato alla stesura di documenti e studi all’interno dei convegni pre Cop26 che si sono tenuti anche in Italia.

Tra questi l’High Summit Cop26 su montagne, cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile organizzato a Vertemate con Minoprio, comune a pochi chilometri dal lago di Como, qualche settimana prima della Conferenza di Glasgow. Un’importante iniziativa di confronto e approfondimento promossa dalla società Everest K2 e dalla Fondazione Minoprio nella locale scuola di formazione per parlare soprattutto ai giovani (ma non solo) di habitat montani e sostenibilità, con l’obiettivo di riportare questi temi green al centro del dibattito scientifico e politico. Un evento sostenuto anche da Cobat, impegnato da 30 anni a promuovere l’economia circolare e la difesa dell’ambiente. Molto partecipate le due giornate caratterizzate da nove sessioni di lavoro, oltre a mostre e al confronto con esponenti politici, spaziando dal climate change alle risorse idriche, dall’allarmante arretramento dei ghiacciai agli aspetti socioeconomici legati alla vita sulle alture, dalle strategie europee per la gestione dei territori alpini al benessere delle comunità di montagna. Alla scuola della Fondazione Minoprio sono saliti in cattedra non solo esperti, docenti e ricercatori, ma anche alpinisti, esponenti politici e gli stessi studenti dai quali passa la speranza per la salvezza di un pianeta sempre più sfruttato.

Ma a che punto siamo per quanto riguarda la difesa della montagna e la promozione della sostenibilità? Lo abbiamo chiesto innanzitutto ad Agostino Da Polenza, tra i promotori dell’High Summit di Vertemate, nonché celebre alpinista impegnato nella spedizione Cobat-EvK2 Cnr al laboratorio Piramide sull’Everest con la quale nel 2013 vennero sostituiti i pannelli fotovoltaici del centro di ricerca. “Paradossalmente siamo all’inizio e allo stesso tempo alla fine - ha dichiarato Da Polenza - Alla fine, o meglio all’acquisizione di una consapevolezza che le montagne sono fragili e vanno protette. Questo è certamente un dato acquisito anche nelle coscienze della gente. Il problema, e qui siamo purtroppo in ritardo, è che non sappiamo ancora come difenderle, a volte lo facciamo in maniera errata, privilegiando lo sviluppo economico e dimenticando la protezione della natura. Occorre quindi trovare un equilibrio. Coloro che ci possono aiutare a farlo sono gli scienziati, sono coloro che forniscono ai decisori politici e all’organizzazione sociale delle montagne tutte quelle informazioni necessarie per avere una visione del futuro”.

Agostino Da Polenza ha quindi declinato il concetto di sostenibilità alla realtà montana: “Da ex alpinista ho sempre sostenuto che la montagna ci insegna ad essere essenziali, a fare le cose con il minor dispiego di energia possibile. La sostenibilità è l’esatto equilibrio tra la necessità di dover proteggere le terre alte, i ghiacciai, le foreste, la biodiversità e tutto ciò che la montagna rappresenta, considerando allo stesso tempo la vita sulle montagne, dato che le alture saranno sempre più un luogo abitato dagli uomini. Si tratta di un punto d’incontro molto delicato tra sviluppo e protezione”.

Giancarlo Morandi, presidente di Cobat, ha sottolineato il valore educativo dell’High Summit, ricordando l’impegno del Consorzio prima e della Spa Benefit oggi, per ridare una seconda vita ai rifiuti, anche a quelli raccolti tra montagne e rifugi. “Questo è un convegno importante, indirizzato soprattutto ai giovani, nel quale si parla di luoghi dove Cobat ha svolto un ruolo fondamentale - ha dichiarato Morandi - Siamo andati perfino sull’Himalaya, ma anche sulle nostre Alpi, per recuperare le batterie usate nei rifugi più sperduti. Non poteva quindi mancare la nostra presenza a questo evento, sia dal punto di vista dell’organizzazione, sia da quello della testimonianza di cosa voglia dire promuovere l’economia circolare in montagna. 

Cobat ha una lunga storia in merito a difesa dell’ambiente e sostenibilità. Da sempre ci siamo preoccupati, con una concreta attività di servizio, di soddisfare le esigenze dei nostri soci per quanto riguarda la raccolta e il riciclo dei loro prodotti a fine vita. Da parte nostra c’è inoltre una grande attenzione in merito alla sostenibilità sociale, alla divulgazione di valori legati a un comportamento sensibile nei confronti dei bisogni degli uomini e dell’ambiente, che è la casa dove gli uomini vivono. Quindi - ha concluso Morandi - non potevamo mancare a questi lavori in preparazione della Cop26 di Glasgow parlando in particolare a tanti giovani, sono loro i cittadini del domani ai quali toccheranno presto decisioni importanti per salvare il pianeta”.

Al dibattito di Vertemate con Minoprio è intervenuta anche Isabella Tovaglieri, europarlamentare, alla quale abbiamo chiesto quali siano le sfide da vincere soprattutto a livello europeo. “La prima sfida da vincere è quella di promuovere una transizione non ideologica e rigida, ma concreta e pragmatica - ha sottolineato Tovaglieri - L’ambiente è un bene da tutelare, ma la sostenibilità ambientale senza quella sociale, occupazionale ed economica non può esistere. L’obiettivo è quindi fare in modo che i nostri sistemi produttivi, soprattutto quelli delle aree montane più disagiate da un punto di vista geografico, non restino indietro ma siano in grado di assorbire questi cambiamenti epocali”.

Maurizio Gallo, presidente EvK2 Minoprio, ha invece posto l’attenzione sui dati raccolti grazie ai lavori di High Summit, confluiti nel prezioso portale web mountaingenius.org. “Mountain Genius è una piattaforma già operativa sulla quale faremo convergere tutti i risultati di queste conferenze e in generale le informazioni riguardanti le montagne, a partire dalle nostre Alpi - ha precisato Gallo - In questo sito internet è possibile trovare sia i dati scientifici, sia le esperienze di gestione dei parchi di montagna, sia la voce delle comunità locali, senza dimenticare i contributi della politica, chiamata a cercare di risolvere le problematiche che si possono vivere negli ambienti montani”.

Intanto, come ammonito dal presidente generale del Cai, Vincenzo Torti, la priorità resta quella di agire, e di farlo al più presto. “Il Cai sta monitorando da ben mezzo secolo il cambiamento della morfologia di vette e ghiacciai, un cambiamento evidente e in peggioramento - ha ricordato Torti - Per salvaguardare il patrimonio naturale rappresentato dalle montagne è dunque indispensabile agire subito per un’inversione di tendenza. Cinquant’anni spesi a segnalare le criticità dovrebbero essere più che sufficienti per consentire a tutti di avere metabolizzato questa situazione e dare delle risposte adeguate. Per contrastare i cambiamenti climatici servono e serviranno sicuramente azioni molto impegnative che ci obbligheranno a cambi radicali di molte abitudini di vita. Ma poiché non c’è alternativa, sarà meglio farlo subito”.