Dicembre n°3 2021

notifica SCIP

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Notifica SCIP, questa sconosciuta. Molte aziende fabbricano o, più spesso, importano sul mercato italiano prodotti che contengono specifiche sostanze chimiche e sono quindi chiamate a redarre la notifica SCIP. Il problema è che spesso non lo sanno. A metà settembre l’Agenzia Chimica Europea, ECHA, ha reso pubblico il database SCIP, che contiene tutte le notifiche presentate a partire dal gennaio di quest’anno. Come possono le aziende verificare eventuali obblighi? E quale ruolo svolge ECHA precisamente?

ECHA è l’Agenzia Chimica Europea, istituita con l’articolo 75 del regolamento REACH nel dicembre 2006, con lo scopo di coordinare gli aspetti tecnici, scientifici e amministrativi della gestione delle sostanze chimiche a livello europeo e di assicurare la coerenza a livello comunitario in relazione a tali aspetti. L’Agenzia ha sede ad Helsinki, impiega ad oggi circa 600 persone, e rende disponibile un database con più di 245.000 sostanze chimiche, rendendo quella europea la legislazione più avanzata in materia di sicurezza chimica.

La notifica SCIP è lo strumento con cui l’Europa sorveglia l’utilizzo delle sostanze “particolarmente preoccupanti”, SVHC, che possono avere un impatto significativo di lunga durata sull’ambiente e la salute dell’uomo. Contestualmente al monitoraggio si implementa una politica europea che spinge verso l’abbandono dei composti chimici più nocivi e l’adozione di alternative meno pericolose. È quindi necessario che, alla fine del ciclo di vita del prodotto, alla frazione contaminata non venga permesso di tornare in circolo

Con la pubblicazione del database citato le aziende hanno quindi a disposizione il quadro esaustivo di quanto è stato fatto sin qui, e si scopre che le categorie di prodotti più comunemente notificate nel database sono:

• macchinari di vario genere;

• strumenti di misura;

• apparecchiature elettroniche;

• veicoli e loro parti;

• articoli in gomma;

• arredamento.

Oltre alle loro componenti, le sostanze più comuni estremamente preoccupanti nelle notifiche sono:

• piombo (ad es. nei cuscinetti a sfera e nelle batterie);

• monossido di piombo (ad es. in lampade, parti di veicoli);

• triossido di piombo-titanio (es. nei fornelli elettrici);

• acido silicico, sale di piombo (ad es. in cristalli di piombo, rivestimenti per veicoli);

• Dechlorane Plus TM (ad es. in vernici, colle)

Benché l’obbligo di notifica sia in vigore dal 5 gennaio 2021 le autorità fino ad oggi si sono concentrate sulla fase di transizione, lasciando il tempo ai produttori di fare le opportune verifiche e notificare ad ECHA i loro prodotti. Con la pubblicazione del database si entra nella fase pienamente operativa: in Italia vige il Decreto legislativo 14 settembre 2009, n. 133. Secondo le previsioni dell’articolo 10 comma 6 del decreto, chi non avesse adempiuto agli obblighi di notifica rischia una sanzione da 5.000 a 30.000 euro. Nel caso gli oggetti commercializzati fossero molti la somma totale potrebbe rappresentare un onere più che significativo.