Dicembre n°3 2023

2002

Nel 2002, Anno Internazionale delle Montagne, Cobat si cimenta con la sua prima missione internazionale: destinazione Nepal dove, non lontano dal campo base dell’Everest ad oltre 5000 metri di quota sorge ed è operativo l’italianissimo laboratorio scientifico Piramide dell’EVK2-CNR. Missione: sostituire gli accumulatori al piombo che immagazzinano l’energia necessaria al funzionamento dell’intero complesso di ricerca e riportare in Italia quelli esausti con il loro contenuto tossico di metallo e acido solforico. Un’impresa ambientale delicata e faticosa che ebbe ampia eco sui media.

2007

Impatto Zero® di LifeGate è il primo progetto che concretizza in Italia il Protocollo di Kyoto: con una formula scientifica si determina quanto pesano sull’ambiente in termini energetico-ambientali (CO2eq) un prodotto, un evento, un’azienda, un’abitudine quotidiana e la si compensa. Come? Piantumando e vincolando una superficie di foresta necessaria a riassorbire esattamente quella quantità di CO2eq prodotta. Aderendo a Impatto Zero® Cobat nel 2007 - dopo aver riforestato aree nel Sud America nel 2006 - decide di riforestare un’area di 260.000 metri quadrati nel Parco Lombardo della Valle del Ticino in località Bosco Negri nel Comune di Zerbolò (PV). Il Parco si snoda dal Lago Maggiore fino al Po. Dal punto di vista ambientale questa valle fluviale costituisce uno straordinario corridoio biologico. La tutela dell’area ha contribuito alla conservazione attiva degli ambienti naturali e dei complessi ecosistemi che la caratterizzano.

2007/8

“Niente Leghe sotto i mari”: un’iniziativa a tutela dell’habitat marino voluta da Cobat e dall’Associazione Ambientalista Marevivo, con la collaborazione del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e con il Patrocinio del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare. La campagna punta a dare un contributo concreto alla protezione dell’ecosistema marino ripulendo dai rifiuti alcuni porti simbolo, per evitare la dispersione in acqua dei composti piombosi presenti all’interno degli accumulatori esausti. Primo appuntamento a Formia, faranno poi seguito operazioni di pulizia nelle acque portuali di Lipari e Pozzuoli. L’anno successivo saranno le acque del porto di Ponza ad essere ripulite. I dati finali della campagna forniranno una sconcertante congerie di rifiuti abbandonati in mare finalmente recuperati. Una “scossa” all’orgoglio delle genti di mare e delle Amministrazioni cittadine che si sono impegnate a correre ai ripari con un’attenzione del tutto nuova del problema. Dall’archivio fotografico di questa campagna ambientale è emersa anche l’immagine di una giovane Giorgia Meloni presente attivamente al recupero di Formia su invito delle autorità locali.

2008

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è il più antico d’Italia. Istituito nel 1922, si estende per oltre 70.000 ettari al confine tra Val d’Aosta e Piemonte. Comprende l’unico massiccio culminante oltre i 4000 metri interamente in territorio italiano. La storia di questa straordinaria riserva è legata a doppio filo a quella del suo animale simbolo: lo stambecco. Questo ungulato fu cacciato indiscriminatamente per secoli e dopo la seconda guerra mondiale ne restavano solo 400 esemplari. La nascita della Fondazione Pro Natura nel 1948 salvò questo splendido animale. Per sensibilizzare i frequentatori del Parco sui temi del corretto smaltimento delle pile esauste, Cobat, in accordo con Pro Natura, nel 2008 realizzò uno spettacolare documentario.

2003

Facile e remunerativo raccogliere e avviare al riciclo le batterie esauste in pianura. La vera sfida è arrivare dove nessun altro andrebbe a recuperare accumulatori al piombo esausti, perché faticoso, dispendioso e apparentemente antieconomico. Si, solo apparentemente antieconomico, perché i potenziali danni all’ambiente e alla salute degli uomini avrebbero costi ben più elevati. Nel 2003 in occasione della ristrutturazione del rifugio alpino Marco e Rosa in Val Malenco (SO) nel versante italiano del massiccio del Bernina  a quota 3609 metri, Cobat riportò a valle e avviò al riciclo gli accumulatori esausti non più funzionanti  che negli anni erano stati stivati nella cantina.

2010

La stessa operazione di recupero e avvio al riciclo di accumulatori esausti fu svolta al Rifugio Ponti a Predarossa in Val Masino a quota 2559 metri. Il Rifugio Ponti è avamposto per le ascese al Monte Disgrazia e punto d’appoggio per i trekkers che percorrono una delle più celebri Alte Vie delle Alpi, il Sentiero Roma.

2013

Dopo un sopralluogo tecnico effettuato nel 2012 in cui lo staff Cobat-EVK2CNR rischiò la vita (solo grazie ad un ritardo non salì a bordo dell’aereo che si schiantò a Katmandu subito dopo il decollo), Top Recycling Mission prende avvio nel 2013. Cobat torna in Nepal, al laboratorio Piramide ai piedi dell’Everest, con a fianco tecnici, troupe televisiva, fotografi e giornalisti di testate nazionali oltre a due ricercatori della Nepal Academy of Science and Technology. Obiettivo: sostituire gli accumulatori esausti e i pannelli fotovoltaici non più performanti che forniscono tutta l’energia necessaria alla Piramide. Riportare inoltre a valle, avviare al riuso o al riciclo gli elementi sostituiti. Per raggiungere il laboratorio di ricerca, posto a oltre 5000 metri di quota, non ci sono strade carrabili. Il sentiero si snoda su e giù per la Valle del Khumbu attraverso il Sagarmatha National Park. Nel 2013, la peggior stagione monsonica degli ultimi cinquant’anni rallenta e rende ancor più difficile l’avanzata sui sentieri fangosi. I cinque/sei giorni di cammino per giungere alla meta necessitano al corpo per acclimatarsi ed abbattere il rischio dell’assai temuto mal di montagna. Sopra i 3500 - 4000 metri, al cospetto delle prime immense pareti ghiacciate si avverte che l’aria si fa via via più rarefatta, il respiro si fa più corto e i passi pesano. Con il team Cobat, anche una schiera di portatori e yaks che in lunga carovana trasportano i nuovi moduli fotovoltaici e gli accumulatori, il materiale tecnico necessario, le provviste e quant’altro servirà in quota ai componenti la missione ambientale. Giunti in Piramide l’ossigeno a disposizione non arriva al 60% (in riva al mare è il 99%). Il laboratorio ospita ogni anno ricercatori di varie nazionalità per decine di progetti sulla fisiologia in quota e sull’ambiente. La strumentazione tecnica dislocata nei pressi raccoglie ininterrottamente dati su clima, inquinamento, movimenti tellurici.

L’ambiente particolarmente severo, la mancanza di ossigeno, il freddo, mettono a dura prova per diversi giorni i componenti della spedizione Cobat, al lavoro per sostituire oltre sessanta metri quadri di superfici di pannelli fotovoltaici e 216 nuovi accumulatori. Sulla strada del ritorno 48 accumulatori, 5 regolatori di carica e 60 moduli fotovoltaici ancora funzionanti, ottenuto il permesso del Sagarmatha National Park, vengono donati alla comunità di Dingboche, piccolo nucleo abitato totalmente sprovvisto di energia elettrica. Su queste “alte terre” approdano ogni anno migliaia di trekkers: i rifiuti e il depauperamento del territorio sono due emergenze che devono essere affrontate senza ulteriori indugi. Le missioni Cobat - EVK2CNR sono per le comunità locali un esempio da seguire.