Ottobre n°2 2020

economia circolare

Foto da: Adobe Stock - Emanuela Fagioli

Via libera da parte del Governo italiano al recepimento delle direttive contenute nel “Pacchetto Europeo sull’Economia Circolare”. Il Consiglio dei Ministri svoltosi il 7 agosto scorso ha infatti approvato, su proposta del ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola e del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, quattro provvedimenti, in esame definitivo, che riguardano i veicoli fuori uso, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, le discariche di rifiuti, gli imballaggi e i rifiuti di imballaggi.

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La normativa va nella direzione di favorire il recupero dei materiali dando loro una seconda vita nell’ottica di promuovere sempre di più anche a livello nazionale la circular economy.

A monte del provvedimento, il “Pacchetto” stabiliva già dal 2018 due obiettivi comuni per gli Stati dell’Unione Europea. Il primo è il riciclo di almeno il 55% dei rifiuti urbani entro il 2025, del 60% nei cinque anni successivi e del 65% entro il 2035. Il secondo obiettivo riguarda invece il riciclo del 65% degli scarti da imballaggi entro il 2025 (il 70% per il 2030) con quote diversificate in base al tipo di materiale utilizzato. Le nuove regole impongono inoltre che entro il 2035 al massimo il 10% del totale dei rifiuti urbani potrà essere smaltito in discarica. Nonostante infatti la gestione dei rifiuti nell’UE sia molto migliorata negli ultimi decenni, più di un quarto dei rifiuti urbani viene ancora indirizzato in discarica e meno della metà viene riciclato o compostato, con notevoli differenze tra gli Stati membri.

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Tornando in maniera specifica alla recente normativa italiana, ecco quanto deciso ad agosto dal Consiglio dei Ministri. Per quanto concerne i veicoli fuori uso il decreto attua l’articolo 1 della direttiva UE 2018/849 e si pone le seguenti finalità: prevenire e ridurre la produzione di rifiuti da veicoli fuori uso, garantire il reimpiego e altre forme di recupero delle componenti, assicurare una più efficiente operatività da un punto di vista ambientale di tutti i soggetti economici coinvolti nel ciclo di utilizzo e di trattamento dei veicoli stessi. Il decreto, pertanto, coordina le disposizioni nazionali con quelle della direttiva, con particolare riferimento allo schema di responsabilità estesa del produttore. Individua inoltre forme di promozione e di semplificazione per il riutilizzo delle parti dei veicoli fuori uso utilizzabili come ricambio. In quest’ottica la nuova normativa italiana rafforza quindi l’efficacia e l’efficienza dei sistemi di tracciabilità e di contabilità dei veicoli, dei mezzi fuori uso e dei rifiuti derivanti dal trattamento degli stessi, con particolare riferimento all’obbligo della pesatura nei centri di raccolta. Vengono individuate misure ad hoc per sviluppare o incentivare il riciclo dei rifiuti provenienti da impianti di frantumazione dotati delle migliori tecniche disponibili, finalizzando lo smaltimento o il recupero energetico ai soli rifiuti non riciclabili.

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Secondo tema: la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e il fine vita delle batterie. Il decreto di agosto attua gli articoli 2 e 3 della direttiva UE 2018/849 che ha previsto la riduzione da tre anni a uno della periodicità con cui i Governi nazionali devono inviare alla Commissione Europea la relazione contenente informazioni, comprese stime circonstanziate sulle quantità, in peso, delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) immesse sul mercato e dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) raccolti separatamente ed esportati. Oltre a queste vanno inoltre fornite le informazioni relative alla raccolta e al riciclo dei rifiuti di pile e di accumulatori elaborate dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

Un terzo fronte riguarda in modo specifico il funzionamento delle discariche. Il testo introduce una nuova disciplina organica in materia di conferimento di rifiuti in discarica, in attuazione della direttiva UE 2018/850 che modifica la direttiva 1999/31/CE. Il decreto legislativo mira così a riformare il sistema dei criteri di ammissibilità dei rifiuti nelle discariche, ad adeguare al progresso tecnologico i criteri di realizzazione e di chiusura delle stesse, e a definire le modalità - anche in coordinamento con le regioni - per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla direttiva in termini di percentuali massime di rifiuti urbani conferibili in discarica.

Quarto e ultimo ambito: il fine vita degli imballaggi. In attuazione delle cosiddette “direttive rifiuti” (UE 2018/851 e 1994/62/CE) il decreto riforma il sistema di responsabilità estesa del produttore (Epr) circoscrivendo responsabilità, compiti e ruoli. Si semplificano le procedure per l’istituzione di nuovi sistemi di Epr e si lascia spazio alla concorrenza tra i diversi operatori. Si assoggetta al regime di responsabilità estesa del produttore qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, venda o importi prodotti, adottando misure volte a incoraggiare la progettazione di prodotti volta a ridurre la produzione di rifiuti e l’impatto ambientale. Viene inoltre stabilito che i produttori corrispondano un contributo finanziario per sostenere i costi della raccolta differenziata ed è prevista l’istituzione di un “Registro nazionale dei produttori” per consentire il controllo del rispetto degli obblighi in materia di responsabilità estesa del produttore. Tra le altre novità, la recente normativa nazionale introduce infine regole specifiche in materia di gestione dei rifiuti e degli imballaggi e di bonifica dei siti inquinati stabilendo le sanzioni amministrative pecuniarie applicabili per il mancato rispetto delle disposizioni introdotte, con particolare riferimento all’iscrizione al Registro nazionale dei produttori e alla mancata o incompleta trasmissione dei dati informativi.