Contenimento dell’innalzamento delle temperature, abbattimento delle emissioni di gas climalteranti grazie alla scelta di fonti energetiche rinnovabili, traguardo mobilità a impatto 0 in una manciata di anni.
Il mercato delle auto ibride ed elettriche e l’immagazzinamento dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici ed eolici richiedono, con le tecnologie attualmente disponibili, la produzione di immense quantità di batterie agli ioni di litio.
La transizione energetica con la quale l’Europa ha fissato la propria rotta presenta quindi un punto debole nell’approvvigionamento di litio? A breve certamente si.
L’estrazione del litio si è concentrata negli ultimi due decenni nelle mani di Cina, Cile, Argentina e Australia. Il vecchio continente ha scoperto di coprire con proprie estrazioni percentuali irrisorie del fabbisogno.
Nel 2020 secondo un documento della Commissione Europea, l’Ue importa dal Cile circa il 78% del litio che utilizza e secondo uno studio presentato dal governo francese a gennaio 2022 l’Europa, traguardando il 2030, non riuscirà a soddisfare più del 30% del proprio fabbisogno di litio, oltre che di nichel e cobalto.
Poco, troppo poco per poter competere sul piano industriale della produzione di batterie con la Cina e per avere una garanzia di approvvigionamenti non vincolati da incognite geopolitiche.
Ma è proprio così raro il litio? La risposta è no. Il Servizio Geologico Europeo nel 2020 ha pubblicato una mappa del continente con indicato i punti dove è più probabile trovare litio in quantità. Una mappa che si va via via aggiornando perché a cercarlo il litio si trova, soprattutto nelle zone che presentano attività geotermiche.
Ultima in ordine di tempo la scoperta, o meglio riscoperta, di alte concentrazioni di litio nel sottosuolo (a -1.300 metri) del Lago di Bracciano e Martignano.
I depositi furono accertati da Eni ed Enel nel corso di trivellazioni negli anni ’70 ma era storicamente troppo “presto” e non furono valutati utili. I pozzi furono chiusi se non dimenticati. Ora l’australiana Altamin e la tedesco-australiana Vulcan hanno chiesto alla Regione Lazio delle concessioni per riprendere le perforazioni nel sottosuolo nei pressi del lago di Bracciano: a Cesano la Vulcan (permesso già accordato), Campagnano e Galeria per l’Altamin (in attesa dell’autorizzazione).
Anche in Germania nell’Alta Valle del fiume Reno è stato individuato un giacimento di litio che potrebbe garantire una immensa quantità del ricercato metallo. La notizia è stata diffusa dalla Reuters circa un anno fa. La stessa fonte citava stime di estrazione che potrebbe soddisfare il fabbisogno per la produzione di batterie per 400 milioni di autoveicoli. Al lavoro la Vulcan Energy Resources che ha chiesto le prime autorizzazioni.
Ma ci sono buone riserve di litio anche in Finlandia, a Nikula dove è già attiva la società mineraria locale, e in Spagna nell’Estremadura. Qui, in un’area mineraria a 280 chilometri a sudovest di Madrid la società australiana Infinity Lithium parla del “secondo deposito di litio di rocce più grande d’Europa” e prevede ingenti investimenti nei prossimi anni
Il Portogallo, che oggi è il primo produttore europeo di litio, vorrebbe incrementare le estrazioni anche con un piano transfrontaliero con i vicini spagnoli, mentre un altro grande impianto dovrebbe essere installato nella città portuaria di Setúbal. Il difficile ovunque è far accettare alle comunità locali queste nuove attività estrattive.
Gli scavi minerari sono stati da sempre “lavoro sporco” che in passato hanno alterato anche in modo sconsiderato intere aree.
“L’estrazione di litio è sempre più tecnologica e rispettosa dell’ambiente. Bisogna informare i cittadini in modo chiaro e completo per creare una consapevolezza diffusa” a rimarcarlo è il capo dell’unità materie prime della Commissione Ue.
Intanto però le proteste della popolazione locale sono riusciti a far cancellare l’apertura di una miniera di litio in Serbia, al confine con la Bosnia e la premier serba Ana Brnabic pare abbia annunciato la revoca di tutte le licenze rilasciate alla multinazionale Rio Tinto.
Il punto di equilibrio tra necessità e minor danno, tra rispetto delle autonomie locali e interesse prioritario comune europeo è ancora lontano. Troppo lontano, anche alla luce di un’ulteriore necessaria accelerazione verso scelte e progetti e attività che possono sgravare l’Europa dalla dipendenza estera di approvvigionamento. Il quadro geopolitico attuale, mai così complesso, lo sta mettendo in massima evidenza.