Marzo n°1 2018

Economia Circolare - Europa

Economia Circolare - Europa

La Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha presentato a Roma le novità del “Pacchetto Europeo sull’Economia Circolare” recentemente approvato.

Economia circolare, tutela dell’ambiente e sostenibilità: almeno su questi temi l’Europa è oggi più unita, con gli stati membri pronti a lavorare nella stessa direzione. 
Mancano infatti solo alcuni passaggi formali, ma l’iter per l’approvazione del nuovo pacchetto di modifiche alle direttive su rifiuti e circular economy può dirsi sostanzialmente concluso con l’accordo raggiunto tra Commissione, Consiglio e Parlamento il 17 e 18 dicembre 2017 e il recente ok della Commissione Ambiente. Ora manca solo il voto finale dell’Assemblea Plenaria, previsto tra il 16 e il 18 aprile 2018.
Per discutere delle novità normative - e analizzare gli aspetti complessi relativi alla loro attuazione - la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile guidata da Edo Ronchi ha recentemente organizzato un convegno al ministero dell’Ambiente che ha visto l’intervento dell’europarlamentare Simona Bonafè, relatrice del cosiddetto “Pacchetto Europeo sull’Economia Circolare” oltre ad aziende, autorità di garanzia e consorzi del settore, tra cui Cobat.
“Senza dubbio siamo di fronte a un importante passo avanti nella promozione di questo indispensabile paradigma di sviluppo nel quale il nostro Consorzio crede da trent’anni - commenta Giancarlo Morandi, presidente di Cobat - La circular economy consiste nel dare una nuova vita ai prodotti, nel recuperare e riutilizzare i materiali per evitare di depauperare il nostro pianeta di materie prime. In questo l’Italia è in realtà più avanti di altri Paesi europei, ma occorre migliorare ancora. Con il “Pacchetto” appena approvato viene data una definizione nuova e uniforme a concetti chiave come rifiuto e riciclo, per la prima volta si è cercato di trovare un punto di incontro tra le diverse esperienze europee, sono stati definiti meglio i passaggi relativi al recupero e alla collocazione finale degli scarti”. 

Manca però un tassello chiave. “Si tratta della responsabilità del produttore - precisa Morandi - Purtroppo non esiste ancora un meccanismo, un indirizzo, un obbligo cogente per impedire che vengano messi sul mercato prodotti che non risultano riciclabili, per esempio per la tipologia dei materiali o per il modo in cui sono state assemblate le componenti del prodotto.?Lo ha ammesso la stessa relatrice Bonafè - conclude il presidente di Cobat - sul fronte della cosiddetta EPR (Extended Producer Responsability) occorre fare di più”. È insomma necessario individuare un modo per obbligare il produttore, quando immette sul mercato prodotti nuovi e complessi, a pensare da subito a una soluzione per il loro riciclo e per garantire loro un nuovo futuro.

Durante il convegno di Roma sulle direttive europee appena approvate in materia di circular economy, sono state analizzate le diverse novità in materia. Nel “Pacchetto” è stata inserita una definizione esaustiva di rifiuto urbano, finora non presente nella legislazione europea, nell’ottica di favorire la compatibilità dei dati e dei target riportati dai diversi stati membri. La nuova definizione considera rifiuti urbani i rifiuti domestici indifferenziati e da raccolta differenziata, oltre agli scarti provenienti dalla pulizia dei mercati e dalla nettezza urbana. Vengono invece esclusi da questa classificazione, tra gli altri, i rifiuti provenienti dalla grande distribuzione e dall’industria, dall’agricoltura, dalle attività di costruzione e demolizione, dai veicoli fuori uso. 
L’accordo a tre (Consiglio, Commissione e Parlamento) prevede inoltre una lista di misure e strumenti economici che ogni singolo Paese è chiamato a mettere in atto per promuovere il passaggio alla circular economy. Al primo punto c’è l’aumento progressivo delle tasse sul collocamento in discarica per tutte le categorie di rifiuti, da quelli urbani agli inerti, e delle imposte sull’incenerimento. E poi ancora, incentivi economici che stimolino le autorità locali a potenziare i sistemi di raccolta differenziata, misure a sostegno dell’espansione del settore del riutilizzo, interventi fiscali volti a favorire il mercato dei prodotti riutilizzati e dei materiali riciclati. Parlando di responsabilità estesa del produttore, per i sistemi di gestione delle batterie, RAEE e veicoli fuori uso al momento permangono le disposizioni previste dalle rispettive direttive, fino a un loro prossimo aggiornamento. 
Un altro aspetto importante riguarda inoltre il tema del marine litter, tema che finalmente sta iniziando a preoccupare seriamente l’opinione pubblica. Con il Pacchetto Europeo è stato introdotto l’obbligo in capo agli stati membri di adottare misure contro la produzione di rifiuti marini. L’obiettivo è ridurre del 30% entro il 2020 questi scarti che inquinano in modo allarmante i nostri mari e le nostre spiagge.
Al convegno che si è tenuto al ministero dell’Ambiente la relatrice Simona Bonafè ha ribadito quanto già dichiarato ai microfoni di Cobat Tv durante l’ultima edizione di Ecomondo: “Abbiamo approvato una normativa molto importante - ha commentato l’europarlamentare - Spesso ci si concentra sul riciclo e sui target di conferimento in discarica, giustamente rilevanti, ma questo Pacchetto contiene molto di più, contiene una visione che va verso la transizione a un’economia circolare di cui c’è un grandissimo bisogno”. 
Ora sarà più che mai importante dare attuazione alle direttive europee e favorire questo rivoluzionario e indispensabile passaggio verso l’economia circolare. Il cammino però non è semplice, e come ha sottolineato il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, citando un aforisma di Bernard Shaw: “Per ogni problema complesso c’è sempre una soluzione semplice, che è sbagliata”. Un modo efficace per ricordare come, parlando di temi ambientali ed ecosostenibilità, non siano sufficienti soluzioni semplici e banali, ma azioni complesse e sinergiche da parte di istituzioni, cittadini e aziende. E anche il prossimo Governo dovrà lavorare nella direzione tracciata dal Pacchetto Europeo, frutto di un lungo lavoro e complesse mediazioni.



NUOVO NOME E NUOVE COMPETENZE SUI RIFIUTI
ARERA - Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente

Un nuovo nome e nuove competenze sui rifiuti. Con l’ultima Legge di Bilancio, l’Autorità per l’Energia elettrica, il Gas e il Sistema idrico (AEEGSI) è diventata ARERA, acronimo di Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente. Alla presentazione del Pacchetto Europeo sulla circular economy che si è tenuto a Roma è intervenuto anche il presidente Guido Bortoni, in una delle prime uscite ufficiali seguite alle novità che hanno riguardato ARERA. 
L’Autorità opera in piena autonomia nel quadro degli indirizzi di politica generale formulati dal Governo e dal Parlamento secondo le indicazioni delle normative europee. L’indipendenza è stata rafforzata dal Terzo Pacchetto Energia Europeo anche per quanto riguarda l’organizzazione, il funzionamento e il finanziamento. Istituita inizialmente nel novembre 1995, dal dicembre 2017 oltre al nuovo nome, ad ARERA sono state attribuite funzioni di regolazione e controllo del ciclo dei rifiuti, anche differenziati, urbani e assimilati. Oltre a garantire la promozione della concorrenza e dell’efficienza nei settori energetici, l’azione dell’Autorità è diretta, per tutti i settori oggetto di regolazione, ad assicurare la fruibilità e la diffusione dei servizi in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, a definire adeguati livelli di qualità dei servizi, a predisporre sistemi tariffari certi, trasparenti e basati su criteri predefiniti, a tutela degli interessi di utenti e consumatori. 
“Queste funzioni - si legge sul sito ufficiale dell’ente www.arera.it - sono svolte armonizzando gli obiettivi economico finanziari dei soggetti che esercitano i servizi con gli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse”.
ARERA è un organo collegiale costituito dal presidente e da quattro membri nominati con decreto del Presidente della Repubblica a seguito di una procedura parlamentare caratterizzata da un sostegno bipartisan.
L’Autorità ha avviato fin dalla sua istituzione un’intensa attività di collaborazione internazionale con gli enti regolatori dei Paesi europei al fine di promuovere l’armonizzazione delle regole e l’integrazione dei mercati dell’energia degli stati limitrofi e raggiungere l’obiettivo di un efficace funzionamento del mercato nazionale. ARERA è dunque un alleato importante nel lavoro che deve essere fatto per promuovere l’economia circolare a livello italiano ed europeo.