Non si ferma la transizione verso l’elettrico. Come emerso nell’ultima edizione di E-Mob, la Conferenza nazionale sulla Mobilità sostenibile organizzata a Milano, anche in Italia aumenta il numero di veicoli a emissioni zero in circolazione e ora più che mai è necessario insistere in questa rivoluzione che si inserisce nella più generale transizione green sostenuta anche dal Pnrr. Per fare il punto della situazione, analizzare gli ostacoli ancora da superare e valutare il ruolo dell’industria per l’auto del domani, a Roma si è tenuta la seconda edizione degli Electric Days.
La due giorni di talk e dibattiti - trasmessi in streaming e molto seguiti sui social network - è stata organizzata dalle edizioni italiane di InsideEVs e Motor1.com, in collaborazione con Ansa, Wired e Vanity Fair coinvolgendo gli operatori del settore, le istituzioni e i consumatori finali. Cosa stanno facendo le aziende per crescere insieme alle vetture a zero emissioni? Questa la domanda posta durante la tavola rotonda che ha coinvolto gli esponenti di Motus-E, la prima associazione in Italia costituita da operatori industriali, filiera automotive, mondo accademico e movimenti di opinione per fare sistema e accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica. Motus-E ha infatti l’obiettivo di analizzare gli ostacoli tecnologici, economici e normativi che rallentano la crescita del mercato della mobilità sostenibile in Italia e in occasione del talk gli operatori del settore hanno parlato di infrastrutture di ricarica, autonomia dei veicoli a emissioni zero, costi e caratteristiche delle batterie.
“Sono molto contento di vedervi tutti qui, erano circa due anni che non riuscivamo a tenere un evento in presenza - ha esordito Francesco Naso, Segretario generale di Motus-E - Credo sia importante ascoltarci tutti fra di noi, perché la ricchezza di Motus-E consiste proprio nella diversità delle varie iniziative imprenditoriali che sono rappresentate da ogni azienda ed ente coinvolto. Sono storie di innovazione, di investimento, di crescita. Noi che lavoriamo all’interno di questo settore sappiamo bene quanto sia importante l’elettrico per il futuro del nostro Paese sia sul fronte dell’automotive sia dal punto di vista delle reti energetiche”.
Elisabetta Ripa (Ceo di Enel X WAY) ha invece illustrato l’impegno della società da lei rappresentata per la mobilità sostenibile. “Enel può fare molto, e lo sta facendo da anni, per accelerare la transizione energetica e lo sviluppo della mobilità elettrica - ha sottolineato Ripa - Pensiamo sia fondamentale sostenere questa rivoluzione anticipando per quanto possibile l’infrastrutturazione del Paese, in modo tale da innescare quel circolo virtuoso che non possa trovare nella limitazione della capillarità della rete di infrastrutture un alibi, perché è di questo che si sta parlando, alla diffusione delle auto elettriche. Mi auguro si vada incontro all’innovazione cercando di abbracciarla e cavalcarla. In Italia e nei Paesi dove siamo presenti l’idea non è soltanto quella di costruire infrastrutture, azione ovviamente fondamentale, ma anche quella di ottenere delle semplificazioni rilevanti nel settore. Gli enti pubblici dovrebbero inoltre potenziare le piattaforme tecnologiche che fanno parlare mondi diversi. La transizione energetica, per fare un esempio, non può avvenire senza la digitalizzazione. Enel è pronta fare la propria parte all’interno della filiera”.
In merito alle batterie, vero cuore pulsante delle auto elettriche, è stata molto significativa la testimonianza di Cobat. “Quando parliamo di economia circolare l’Italia è la prima in Europa per tonnellate di prodotti che vengono riciclati per cui non c’è nessuna nazione del continente che possa darci lezioni in merito - ha dichiarato il presidente Giancarlo Morandi - Nella batteria tradizionale, formata da un contenitore di plastica, da acido solforico e da composti di piombo più altre plastiche che dividono gli elettrodi, si recupera la plastica, che viene reimpiegata, si pulisce l’acido solforico, che viene riutilizzato sempre nel settore delle batterie, e si recupera tutto il piombo presente, poi usato nuovamente nelle industrie. Ma per il tema di cui stiamo parlando il problema non è il piombo. La batteria che alimenta le auto elettriche è infatti costituita da ioni di litio. E questo tipo di batteria oggi assume un ruolo importante, in termini sia di costi che di materiali”.
In merito al tema Morandi ha quindi fatto alcune precisazioni. “Noi sentiamo parlare, da parte di molti giornalisti poco informati, di una grande preoccupazione legata al fatto che queste materie prime non ci sarebbero, che non abbiamo litio a sufficienza per le batterie. In realtà noi in Europa abbiamo il litio necessario per tutta la produzione europea. Anzi ce n’è di più di quello che serve. E’ stato trovato nella Valle del Reno dove ipotizzano si possano ricavare 45.000 tonnellate all’anno di questo elemento. C’è in Estremadura, oppure ancora in Finlandia. Qualcuno di voi sa cos’è lo spodumene? E in Italia il litio è presente vicino al Lago di Bracciano. Lo spodumene è un silicato di litio ed alluminio di cui la Finlandia è ricchissima”.
Ma la lista dei Paesi dove l’elemento base per le batterie delle auto elettriche può essere trovato non finisce qui. “In Serbia è già stata aperta una miniera di litio che ‘litiga’ con gli ambientalisti intenzionati a farla chiudere - ha aggiunto il presidente di Cobat - lo stesso in Portogallo. Noi in Europa abbiamo insomma un quantitativo sufficiente di litio a disposizione per quella che sarebbe l’auspicabile produzione di batterie per le nostre auto elettriche immaginando di sostituire quasi tutto il mercato di cui parliamo entro 20 anni. A tutto questo occorre aggiungere il tema del riciclo, motivo di orgoglio per la struttura di cui sono presidente”.
Cobat ha infatti intrapreso qualche anno fa con il Consiglio nazionale delle Ricerche e con il Politecnico di Milano più di uno studio per individuare un processo di recupero dei materiali presenti nelle batterie al litio. “Oggi nelle piccole batterie che avete tutti in tasca dentro al vostro cellulare c’è un quantitativo di litio che viene bruciato. Le si buttano in un grande forno e finisce tutto lì. Non esiste ancora una tecnologia per il recupero del litio dalle batterie. Il Consiglio nazionale delle ricerche e il Politecnico di Milano hanno lavorato insieme a noi per dare nuova vita a queste componenti. Ora abbiamo il brevetto di un processo che stiamo realizzando industrialmente in Italia insieme ad imprenditori privati per il recupero del litio e con esso del cobalto e degli altri materiali contenuti in questi accumulatori”.
Al dibattito curato da Motus-E all’interno degli Electric Days, si è parlato inoltre di diverse tipologie di veicoli elettrici, spaziando dalla micromobilità ai mezzi pesanti, oltre, naturalmente, ad auto e moto. “I veicoli elettrici sono una realtà e un’alternativa concreta, esistono, vengono prodotti e oggi abbiamo una gamma che arriva fino alle 44 tonnellate - ha commentato Giovanni Dattoli, Managing director Volvo Trucks Italia - Quindi anche i tir che incontrate in autostrada tra Roma e Milano potrebbero in teoria essere elettrificabili. Per quanto riguarda l’autonomia sul lungo raggio siamo ancora in una fase iniziale. Circa il 40-50% dei trasporti europei ha comunque già una percorrenza media che arriva intorno ai 300 chilometri giornalieri. Il mercato ad oggi è ancora ristretto, ma in netta crescita. La soluzione per favorirlo c’è, i veicoli esistono e ci sono percorsi che all’interno delle nostre città sarebbero perfettamente elettrificabili. Dalla raccolta rifiuti alla distribuzione di prodotti ai supermercati, determinate attività di trasporto potrebbero essere svolte in fasce orarie alternative per decongestionare il traffico. Veicoli assolutamente silenziosi in grado di consegnare la merce, di raccogliere i rifiuti senza incidere sulla viabilità cittadina”.
Nell’ottica di potenziare l’elettrico anche gli incentivi possono fornire un contributo importante. Non solo nell’ambito delle vetture private, ma anche di quelle industriali. “Anche se la scelta di passare all’elettrico è una decisione che richiede ancora un livello di maturità elevato c’è chi crede veramente nella sostenibilità e si muove già oggi in quella direzione - hanno aggiunto altri relatori - Mai come in questa fase i costruttori cercano soluzioni che guardano all’elettrico, e la clientela inizia a crederci davvero”. Ci sono poi Paesi come Svizzera, Spagna o Germania nei quali il peso degli incentivi è maggiore rispetto all’Italia. “In questa fase, oltre alla componente culturale, conta anche quella economica”.
Antonio De Bellis, E-mobility Lead Manager ABB E-mobility Spa, ha infine parlato della necessità di ottimizzare i costi e di semplificare le procedure burocratiche: “Un altro aspetto importante è quello della supply chain (la gestione della filiera di distribuzione, ndr), del poter organizzare al meglio i siti produttivi presenti anche in Italia rendendo l’indotto competitivo a livello europeo. La burocrazia è però micidiale per un imprenditore o un’azienda che vogliano investire in questi settori. Cito un esempio, in una regione sono stati bloccati due milioni di investimenti perché mancavano due persone chiamate a mettere un timbro. Allora, anche in questo caso bisogna decidere cosa si voglia davvero fare. Perché dal punto di vista privato c’è la volontà di percorrere questa strada e di creare le condizioni di competitività per il Paese, ma dall’altro lato... punto di domanda”.