Ottobre n°2 2023

Foto: Archivio Cobat Adobe Stock

La rivoluzione che sta attraversando e scompaginando il settore dell’automotive, almeno da una quindicina di anni a questa parte, non può che definirsi epocale. E il primo grande vettore di cambiamento che - a ragione - potremmo facilmente identificare nella transizione verso la mobilità elettrica, è solo uno dei diversi attori che si alternano sul complesso palcoscenico del cambiamento.

Di certo, il passaggio dalla tecnologia che ha caratterizzato il mercato in misura praticamente totale negli ultimi centotrenta anni, ovvero la combustione endotermica, a ciò che genericamente viene definita “nuova mobilità” (elettrica soprattutto), ha tutte le peculiarità per essere annoverato a diritto nei libri di storia che verranno, al capitolo “le rivoluzioni che hanno cambiato il mondo”.

Ma per comprendere quanto sia davvero epocale il mutamento che il comparto della mobilità sta abbracciando e continuerà ad accogliere nei prossimi anni, dobbiamo valicare l’alta vetta rappresentata dall’aggiornamento tecnologico, per allargare il nostro orizzonte d’osservazione.

Nuove e rinnovate forme di possesso si affacciano nel mercato dei veicoli, togliendo il primato al rapporto di proprietà classicamente inteso, dando sempre maggiore spazio a forme quali, per esempio, “sharing”, “leasing” e noleggio a lungo termine. Questo vuol dire che, sempre più in misura maggiore, i veicoli circolanti non risponderanno più al nome di privati, ma saranno riconducibili ad altri player che ne avranno e concederanno la gestione.

È noto ai più, che a partire dal 2020, l’Unione Europea si sta muovendo a velocità sostenuta per promuovere la transizione verso l’economia circolare come alternativa al modello economico lineare. Il Green deal europeo, in linea con la proposta per la nuova strategia industriale, è il nome del piano d’azione per una nuova economia circolare che include proposte sulla progettazione di prodotti più sostenibili e sulla riduzione dei rifiuti. Nel febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per il nuovo piano d’azione per l’economia circolare, chiedendo misure aggiuntive per raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050. Sono anche incluse norme più severe sul riciclo e obiettivi vincolanti per il 2030 sull’uso e l’impronta ecologica dei materiali.

Anche se mai dibattuto a sufficienza, questi elementi di profondo rinnovamento, non possono non riflettersi su un aspetto di cui fin troppo poco si parla: la gestione del fine vita dei veicoli.

L’end of life vehicles (ELV) è regolato in Italia con il Decreto Legislativo 119 del 2020, secondo la direttiva Europea 2018/849. Tra gli obiettivi della direttiva, c’è l’implementazione del concetto di Responsabilità Estesa del Produttore, vale a dire la sempre maggiore importanza delle case automobilistiche nella gestione dei veicoli fuori uso, quelli che appunto devono essere avviati a riciclo. A tal proposito, lo scorso 13 Luglio è stata pubblicata la bozza di Regolamento della Commissione Europea relativa alla normativa ELV, in revisione della Dir. 2000/53/CE. Ad emergere chiaramente nel testo della proposta è il ruolo centrale delle case automobilistiche con obiettivi minimi di contenuto riciclato e un rafforzamento della responsabilità estesa, a garanzia della sostenibilità economica delle attività di demolizione e riciclo. Il Provvedimento, inoltre, detta nuovi requisiti per gli operatori con l’obiettivo di spingere il recupero di materie prime critiche, alluminio e plastiche e detta misure più stringenti per le esportazioni di veicoli a fine vita fuori dall’Ue, con un rafforzamento dei controlli e la digitalizzazione delle procedure.

Cobat ha intrapreso da tempo un progetto che si potrebbe definire per certi versi pioneristico, con l’obiettivo di creare da zero un sistema trasparente ed efficace per la tracciabilità dei veicoli fuori uso. Il progetto si è trasformato in realtà già nel 2021 quando con la nascita di Percorso Cobat, ha avuto origine la piattaforma che permette - grazie a strumenti evoluti di monitoraggio e rendicontazione - di tracciare il veicolo avviato a recupero fino al dettaglio del singolo componente. Come? Supportando le Case Automobilistiche nelle attività operative e gestionali legate al fine vita del prodotto, all’interno di un network certificato, dove gli Autodemolitori possono con facilità tracciare i dati del loro operato, nel pieno rispetto della normativa vigente.

Arriva dal latino tardo, il nome della Rete certificata di Autodemolitori, cuore pulsante della piattaforma che assicura trasparenza ed efficienza nella gestione del fine vita. Cyclus identifica il cerchio, il moto circolare e porta con sé la tensione verso soluzioni votate alla sostenibilità. Cyclus mette insieme le migliori realtà italiane che si occupano di autodemolizione, sottoponendole a rigidi test e guidandole fino ad ottenere la certificazione che garantisce standard di efficienza per la gestione dei dati e degli impianti.

Si potrebbe dire una “rivoluzione nella rivoluzione”, portata avanti da Cobat, che da oltre trent’anni si occupa di prodotti giunti a fine vita e che sceglie di supportare il settore dell’autodemolizione, fornendo uno strumento in grado di garantire trasparenza e tracciabilità del proprio operato. Sì perché, nel complesso mondo della gestione dei rifiuti, l’autodemolizione non ha sempre goduto di buona fama, ma oggi - e Cyclus ne è il chiaro esempio - esistono imprese, distribuite sull’intero territorio nazionale che comprendono ed operano ogni giorno riconoscendo nella sostenibilità e nell’efficienza i valori verso cui guardare.

Cyclus risponde così all’evoluzione che sta delineando i nuovi contorni della gestione dell’ELV. L’autodemolizione sarà sempre più a pieno diritto parte del ciclo di vita del veicolo, cambiando l’approccio e l’attività stessa dell’autodemolitore, a servizio dell’economia circolare.

In questo senso, gli strumenti messi a disposizione da Cobat garantiscono agli autodemolitori Cyclus, come alle case Auto che si avvalgono della Rete, la tracciabilità di ciascun rifiuto/ricambio prodotto dalla demolizione, consentendone una gestione trasparente. Del resto, cambierà l’approccio e l’attività stessa dell’autodemolitore, chiamato sempre più a “fornire” componenti da riutilizzare nella produzione del nuovo e nella riparazione del vecchio. L’autodemolitore è e sarà uno degli attori protagonisti nel corretto recupero di materie e materiali.

Altra protagonista assoluta è la casa automobilistica, nel suo ruolo di Produttore del bene.  Ineos, Mazda, Smart e Porsche sono i primi marchi ad utilizzare la Rete Cyclus, godendo così di un sistema affidabile, accedendo ad una rete di impianti certificati e potendo così verificare in tempo reale gli obiettivi di smaltimento.