Marzo n°1 2021

Green Bond

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Il 2021 sarà l’anno dei green bond? Le obbligazioni verdi, strumenti finanziari piuttosto recenti la cui emissione è legata a progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente, sono in forte crescita in tutto il mondo. Secondo alcuni analisti questo potrebbe essere l’anno della consacrazione. Anche l’Italia si sta muovendo, con l’annuncio della prima emissione di titoli di stato green. Ma c’è chi mette in guardia: attenzione alla crescita sregolata e alla credibilità dei meccanismi di etichettatura verde.

Se il 2020 ha visto una frenata generalizzata, il 2021 potrebbe segnare il decollo. I segnali ci sono tutti: dalle dichiarazioni dei leader mondiali, che parlano di ripresa sostenibile, alle mosse dell’Unione europea, che punta a 225 miliardi di euro di green bond all’interno dei 750 miliardi del Recovery Plan.

Secondo le stime di MainStreet Partners, società di investment advisory specializzata in investimenti sostenibili, le nuove emissioni di obbligazioni verdi potrebbero raggiungere i 350 miliardi di dollari a livello globale nel 2021, con una crescita del 50 per cento rispetto al 2020. «Negli ultimi 12 mesi - scrivono in una nota Simone Gallo e Daniele Cat Berro, rispettivamente managing director e director della società - gli investitori istituzionali e privati si sono resi conto di volere di più dai loro investimenti oltre al semplice rendimento finanziario. Vogliono sapere che i loro investimenti stanno anche “facendo del bene” in qualche modo, risolvendo un problema ESG (Environmental, social and corporate governance: i tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità di un investimento in un’azienda o impresa), come il cambiamento climatico, la diversità o la gestione aziendale».

Nel dettaglio, a metà ottobre del 2020, oltre 100 miliardi di dollari sono stati investiti in fondi azionari ESG. L’aumento, rispetto allo stesso periodo del 2019, è del 20 per cento. Una scelta che, a quanto pare, ha premiato con una sovra performance. «L’indice MSCI World - precisano - è stato battuto dall’indice MSCI World ESG Leaders e dal FTSE Russell FTSE4Good Developed 100 nel 2020. Un più ampio delta di performance a favore delle strategie ESG è stato ottenuto nei mercati in cui le pratiche ESG sono ancora sottovalutate, come dimostrato dalla performance dell’MSCI Emerging Markets ESG Leaders rispetto al corrispondente indice tradizionale».

Secondo Gallo e Cat Berro, la consacrazione del successo degli investimenti ESG dipenderà sostanzialmente da due fattori: la piena adozione dei principi di questi strumenti green da parte delle grandi aziende quotate e l’intervento normativo delle istituzioni, come ad esempio quello che sta facendo la Commissione europea con il Sustainable Finance Action Plan.

Intanto l’Italia inizia a muoversi, seppur - per il momento - solo con un annuncio. «Nei prossimi mesi sarà attuata un’emissione di bond, da parte del governo italiano, strettamente legata a obiettivi green. Saranno presumibilmente di durata superiore ai dieci anni e saranno una novità assoluta nel panorama italiano». Ad assicurarlo è stato il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, partecipando al tavolo “Sistema bancario e sostenibilità ambientale: sinergie per il rilancio economico”, organizzato dall’associazione Transizione ecologica solidale. In realtà, già ad aprile 2020 il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva menzionato la calendarizzazione dell’immissione sul mercato di obbligazioni verdi. «Restano confermati - recitava il comunicato stampa del MEF - il calendario delle aste già reso noto a inizio anno e i programmi di emissione annunciati prima della Pandemia relativi, ad esempio, all’emissione di green bond e al ritorno sul mercato del dollaro».

Insomma, la strada per i green bond, almeno a livello globale, è spianata? La questione è in realtà più complessa. La forte crescita della richiesta di etichette verdi ha portato con sé un fenomeno nuovo: i transition bond, strumenti finanziari intermedi che non possono essere definiti “green”, ma che fanno riferimento a una riduzione del danno ambientale. Marcello Minnenna, direttore generale dell’Agenzia delle Dogane, nel suo intervento sul Sole 24 Ore, fa un efficace esempio: un bond è green se prevede solo l’utilizzo di energie pulite; d’altra parte, un transition bond può prevedere l’utilizzo di energia “sporca”, ma magari meno sporca rispetto ad altro. Un po’ come se una centrale elettrica passasse dal carbone al gas.

Minnenna spiega che negli ultimi due anni c’è stato un generale ridimensionamento di prestiti ed obbligazioni green, a favore di strumenti di finanziamento ibridi di transizione, di fatto meno regolamentati. Per il 2021, il direttore dell’Agenzia delle Dogane prevede un fortissimo rimbalzo del mercato del debito verde, anche grazie all’impatto del Recovery Fund. Ma mette in guardia: la crescita non regolata e l’abbassamento degli standard potrebbero minare la credibilità del meccanismo di etichettatura verde, che fino ad oggi ha funzionato bene e sui cui si è fondato il boom dei green bond.