Giugno n°2 2019

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Una contaminazione da plastica, microplastica & C. dalle proporzioni bibliche. Un flagello universale sottostimato per anni. Serve, come viene sottolineato nell’Atlante mondiale della zuppa di plastica, passare definitivamente dall’economia lineare a quella circolare.

Atlante Mondiale della zuppa di plastica

di Michiel Roscam Abbing

Edizioni Ambiente - Maggio 2019 - pag. 152 - euro 26,00

Una contaminazione da plastica, microplastica & C. dalle proporzioni bibliche. Un flagello universale sottostimato per anni, ignorato o solo sussurrato dalla politica e dai media e ora esploso in tutta la sua - pur inorganica - virulenza. Le norme approvate dal nostro paese e recentemente dall’Unione Europea basteranno? Probabilmente no. 

Troppo lunghi i tempi di entrata in vigore dei provvedimenti e non conosciute le misure radicali per bonificare il già troppo inquinato pianeta. 

Non solo sono necessarie norme a livello globale, serve la mobilitazione consapevole dei consumatori che possono determinare, per legge di mercato, il cambiamento. Servono scelte imprenditoriali forti per dare impulso alla diffusione delle bioplastiche biodegradabili, che potrebbero ormai sostituire molte delle plastiche convenzionali senza penalizzare la qualità dei prodotti.

Serve, come viene sottolineato nell’Atlante mondiale della zuppa di plastica, passare definitivamente dall’economia lineare a quella circolare. Dalla quarta di copertina: Da oltre settant’anni, le materie plastiche hanno un ruolo fondamentale nelle nostre vite. Purtroppo, quelle stesse qualità che le rendono così preziose per le nostre economie - le plastiche durano a lungo, sono estremamente versatili e costano pochissimo - si stanno rivelando disastrose per gli ecosistemi. La contaminazione da plastiche è ormai ubiqua, e oltre a fiumi, laghi e mari riguarda anche i suoli e persino l’aria: respiriamo, beviamo e mangiamo plastica, con impatti pesanti sulla salute e sul funzionamento degli ecosistemi.

Per fortuna, i segnali positivi non mancano, come dimostrano le norme approvate nel nostro paese sui sacchetti o quelle emanate dall’Unione Europea sulle plastiche monouso. È però ancora troppo poco, e il problema va affrontato passando da un’economia lineare basata sul monouso e lo spreco a una circolare incentrata sul riciclo, il riutilizzo e la valorizzazione delle risorse.

Solo così potremo risolvere quella che, assieme ai cambiamenti climatici, è oggi considerata la principale emergenza ambientale globale.

Nonostante il Mediterraneo rappresenti solo l’1% delle acque mondiali e gli sversamenti dall’Europa siano appena lo 0,4% del totale, le analisi mettono in evidenza che nelle acque dei nostri mari si concentra il 7% della microplastica globale. Questo perché il Mediterraneo è un mare chiuso, e di conseguenza le plastiche sversate si accumulano nel tempo fino a raggiungere in alcune zone concentrazioni paragonabili a quelle rilevate nella Great Pacific Garbage Patch.