Dicembre n°5 2018

green economy

Creare lavoro

Ben 2,2 milioni di nuovi posti nel giro di cinque anni, che arriverebbero a 3,3 calcolando anche l’indotto. Questi i risultati occupazionali che si avrebbero puntando su un sistema produttivo rispettoso dell’ambiente.

Anche l’edizione 2018 di Ecomondo ha ospitato gli Stati Generali della Green economy. Due giornate di lavori che hanno coinvolto 80 relatori italiani ed internazionali. Circa 3.000 le presenze, oltre 50 le organizzazioni di impresa e consorzi che hanno avanzato proposte per sostenere l’affermazione della cosiddetta economia verde in Italia. 

L’evento, giunto alla settima edizione, è stato organizzato dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 66 associazioni d’imprese del settore, con il supporto della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, del Ministero dello Sviluppo Economico e della Commissione europea. Significativa anche la partecipazione sui canali social con 1.600 tweet  caratterizzati dall’hashtag #statigreen18, oltre 350 utenti coinvolti nella discussione, un’audience potenziale di quasi  700.000 profili, e una diretta facebook delle sessioni plenarie che ha superato le 1.000 visualizzazioni. 

Ma i numeri che più contano sono quelli relativi proprio alla green economy e al vantaggio che essa può dare all’Italia e all’Europa sia sul fronte della salvaguardia dell’ambiente, sia in campo occupazionale. 

Dieci le azioni da mettere in campo: 1) Rilanciare le fonti energetiche rinnovabili; 2) Rendere più incisivi gli interventi di riqualificazione energetica di abitazioni, scuole e uffici; 3) Realizzare un programma nazionale di rigenerazione urbana; 4) Sviluppare le diverse filiere del riutilizzo e del riciclo dei rifiuti in direzione dei nuovi obiettivi per l’economia circolare; 5) Rilanciare la spesa per la ricerca e lo sviluppo in materia ambientale; 6) Riqualificare il sistema idrico nazionale; 7) Realizzare un programma di interventi per la riduzione del rischio idrogeologico; 8) Rafforzare l’agricoltura biologica, le produzioni agricole tipiche e di qualità e rilanciare la gestione forestale sostenibile; 9) Completare le bonifiche dei siti contaminati di interesse nazionale; 10) Attivare alcune misure strategiche per una mobilità sostenibile. 

I valori della produzione generati, cumulati nei cinque anni, sarebbero pari a circa 370 miliardi di euro, quelli del valore aggiunto sarebbero di circa 129 miliardi; le unità di lavoro, sempre cumulate nei cinque anni, sarebbero pari a circa 2,2 milioni, che arriverebbero a 3,3 milioni calcolando anche l’indotto. Ciò significa attivare in media ogni anno 74 miliardi di euro di produzione economica, in gran parte nazionale, quasi 26 miliardi di euro di valore aggiunto e 440.000 unità di lavoro, 664.000 considerando l’indotto.

Significativi anche i dati illustrati in merito all’attuale stato di salute della green economy nel nostro Paese. Da essi emerge un quadro non omogeneo, con elementi positivi, ma anche alcuni negativi. Al 2016, siamo il terzo Paese (dopo Germania e Francia) per consumi finali da fonti rinnovabili. In Italia le rinnovabili hanno soddisfatto il 17,4% del fabbisogno energetico interno, contro il 17% della media Ue. Tuttavia da alcuni anni il nostro Paese segna il passo: dal 2013 al 2016 la produzione di energia da fonti pulite è cresciuta di poco più di 300 ktep (tonnelate equivalenti di petrolio), mentre nello stesso periodo in Germania di quasi 4.000 ktep e nel Regno Unito di 3.500. Nel 2017 in Italia le rinnovabili sono aumentate ancora un po’, arrivando al 17,7%. Questo dato potrebbe essere confermato anche per il 2018. Nel settore dei rifiuti stiamo per recepire nuove importanti direttive europee per la circular economy.

Per tasso di circolarità, l’Italia è prima fra i cinque principali Paesi europei e ha una buona produttività delle risorse (misurata in euro di Pil per kg di risorse consumate), al secondo posto fra i principali Paesi europei. Nel 2016 sono stati riciclate in Italia 13,55 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, pari al 45% dei rifiuti prodotti, collocandosi al secondo posto dietro alla Germania, con un’ottima performance in particolare negli imballaggi. Anche nel riciclo dei rifiuti speciali siamo fra i leader in Europa: nel 2016 sono state riciclate in Italia circa 91,8 Mt di rifiuti speciali, il 65% di quelli prodotti.

Per quanto riguarda l’ecoinnovazione, secondo l’indicatore Eco-IS (Eco-Innovation Scoreboard) l’Italia si posiziona al di sopra della media Ue, al pari con l’Austria e dopo Svezia, Finlandia, Germania e Danimarca, con punteggio di 113 rispetto al 100 della media europea.

Nell’agricoltura italiana continuano i progressi in direzione green: la superficie condotta con metodi biologici nel 2017 ha raggiunto poco meno di 1,8 milioni di ettari, più 20% rispetto all’anno precedente. L’incidenza della superficie biologica sul totale della superficie agricola utilizzata (Sau) ha raggiunto il 14,5. Dopo la Spagna, l’Italia è il Paese con la più ampia superficie condotta con criteri biologici. Aumentano le produzioni agricole di qualità certificata che hanno totalizzato quasi 15 miliardi di euro. Il consumo di suolo nel 2017 è proseguito al ritmo di 15 ettari al giorno in Italia, e restiamo tra i Paesi europei con la più alta percentuale: sembra quindi difficile il cammino verso l’obiettivo di consumo netto di suolo zero al 2050 richiamato da Parlamento e Consiglio europeo. 

Numerosi e importanti i relatori e le figure istituzionali che hanno partecipato agli Stati generali Green di Rimini confrontandosi su questi temi. Tra loro, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, i Sottosegretari Davide Crippa (Ministero per lo Sviluppo Economico) e Michele Dell’Orco (Ministero delle infrastrutture e Trasporti), e Andrea Orlando, membro della Commissione Ambiente e territorio della Camera, oltre a diversi ospiti dall’estero. Presenti anche Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, e Giancarlo Morandi, presidente di Cobat, entrambi componenti del Consiglio della Green Economy.

«La grande partecipazione agli Stati Generali 2018 conferma la vitalità della green economy italiana - ha sottolineato Edo Ronchi - Ora ci aspettiamo che la politica sappia interpretare questa forte spinta e contribuisca con scelte normative adeguate, a partire dall’urgente ridefinizione dell’end of waste. Per quanto riguarda la circular economy, nel nostro Paese è stato avviato un sistema di raccolta separata in varie filiere di rifiuti, sono state attivate importanti attività di riciclo e si stanno raggiungendo delle performances tra le migliori in Europa. Adesso col nuovo Pacchetto di direttive europee bisogna prepararsi a compiere un ulteriore passo in avanti, perché i target sono più elevati. Ora la responsabilità del produttore è estesa anche ad altre filiere non toccate in passato e soprattutto non si interviene solo sul rifiuto, ma sull’intero ciclo di vita dei prodotti, in modo che siano più durevoli, più riparabili, più riciclabili».

Giancarlo Morandi ha apprezzato le parole del ministro dell’Ambiente in merito alla necessità di promuovere una più ampia sinergia a sostegno della green economy. «Giudico positivamente la volontà di Sergio Costa di parlare con tutti gli attori del sistema: da una parte con gli imprenditori, dall’altra con i sistemi come il nostro Consorzio e altri che da tempo lavorano sul campo per la green economy - sottolinea il presidente di Cobat - Ora è necessario coinvolgere maggiormente operatori del settore e cittadini per rendere la sostenibilità un tratto distintivo del sistema produttivo italiano, un valore aggiunto che parte dal basso e non un qualcosa imposto dall’alto. 

Leggendo i dati illustrati in questi Stati Generali e ascoltando i vari interventi possiamo dirci speranzosi».