Prima il corona virus poi la guerra in Europa oggi la transizione ecologica.
Tre momenti della nostra vita recente accumunati dalla stessa problematica.
La grande disinformazione che in tutte e tre i casi ha colpito e frastornato l’opinione pubblica italiana.
Durante lo svolgersi della pandemia proclami diversi da così detti esperti, notizie frammentarie su quanto avveniva negli altri stati, l’ignoranza diffusa sul problema da parte di politici e dei mass media hanno fatto proliferare scetticismo e cautele verso ogni decisione degli organi ufficiali.
L’informazione tramite i social è diventata invero una controinformazione alimentata da complottisti vari ma anche dai così detti esperti in disaccordo tra loro.
Non molto diverso è il panorama dell’informazione che oggi abbiamo sulla guerra in Europa: qui è quasi impossibile distinguere le notizie tra quelle create dalla propaganda delle parti in lotta da quelle certamente vere, è anche la prima volta che nel mondo vengono documentati gli effetti spaventosi di una guerra giorno dopo giorno persino con singole morti.
Ma anche in quest’ambito arrivano poi notizie difformi che ci rappresentano ogni episodio in modi differenti ed addirittura ci spingono a cercare nel recente passato giustificazioni a cui nessuno aveva mai pensato.
Tra proclami e false notizie l’opinione pubblica certo sa distinguere tra un invasore e chi invaso è, ma per tutto il resto non è in grado di avere le informazioni corrette per sapere come indirizzare le azioni dei propri rappresentanti pubblici.
Oggi anche nel confronti dei problemi ambientali stiamo assistendo ad analoghe campagne di disinformazione. Finora l’argomento ambiente era appannaggio degli addetti ai lavori ma da quando è salito alla ribalta delle decisioni internazionali obbligatorie per i singoli stati tutti si sono scatenati ad esprimere il loro parere di uomini illuminati su ogni questione ambientale, supportati purtroppo da tanti mass media che preferiscono non approfondire i problemi ma solo fare risonanza all’uomo importante di turno.
In Italia abbiamo così inanellato una serie di sciocchezze portate all’attenzione del pubblico che nuocciono a tutti coloro che stanno seriamente lavorando per una società umana capace di sopravvivere su questa terra.
Spesso sotto forma di domande insidiose ci si chiede cosa sarà il nostro futuro nel prendere determinate decisioni ambientali senza conoscere i fatti e le circostanze del caso che danno già invece la soluzione ai problemi sollevati.
Emblematico il caso di tutti coloro che dicono ma dove andranno a finire le batterie dell’auto elettriche e dove troveremo le materie prime per costruirle ignorando che da oltre quattro anni Cobat e CNR hanno messo a punto il processo industriale per il riciclo completo delle batterie al litio.
Questo è solo un piccolo esempio che però ci fa capire l’importanza di una informazione corretta sui problemi ambientali e dunque anche la necessità di un periodico come il nostro di continuare a diffondere quelle notizie che possono fare da stimolo e supporto a tutti coloro che sono impegnati per la transizione ecologica.