Maggio n°1 2022

Cobat Tessile

È nato Cobat TESSILE

Cobat spa ha costituito Cobat TESSILE, il consorzio volontario italiano per la raccolta, il trattamento e l’avvio a recupero di prodotti tessili giunti a fine vita.

A Cobat TESSILE partecipano i Produttori F.lli Campagnolo Spa, Leva Spa, Remmert Spa; le Associazioni delle piccole, medie e grandi industrie Cna, Confartigianato, Casartigiani e Confindustria Toscana Nord e la società attiva nel settore del riciclo Tintess Spa.

Il 23 dicembre 2021, Cobat TESSILE ha depositato al Ministero della Transizione Ecologica istanza di parte per attivare in territorio italiano la norma europea della Responsabilità Estesa del Produttore [EPR], relativamente alla gestione del fine vita dei tessuti.

La mission del Consorzio è rendere protagonisti dell’economia circolare i produttori, gli utilizzatori e gli importatori di prodotti realizzati in tessuto e degli scarti derivanti dalle attività di produzione, trasformando i loro prodotti giunti a fine vita in nuove materie prime o in energia.

Cobat TESSILE aiuta le aziende aderenti a perseguire uno sviluppo sostenibile che apporti benefici non solo all’ambiente, ma anche all’intero sistema economico nazionale, riducendo gli sprechi e generando nuove materie prime, guidato dai valori della trasparenza, dell’efficienza, e della sostenibilità.

Il Consorzio offre, ai produttori aderenti, servizi integrati e personalizzati di gestione ambientale, con particolare attenzione alla gestione del fine vita e al riuso, come riportato nel documento EU Strategy for Sustainable and Circular Textiles, presentato il 30 marzo scorso dalla Commissione Europea.

Inoltre, notevole attenzione è rivolta alla Ricerca e Sviluppo di nuove tecnologie per il corretto recupero di materie prime da immettere nel mercato riducendo i consumi idrici ed energetici.

“La costituzione di Cobat TESSILE - ha dichiarato il presidente Maurizio Sarti - risponde alle nuove sfide che la società si pone. Grazie alla Piattaforma Cobat, erede di una storia ultratrentennale, maturata con la gestione di una molteplicità di filiere, il neonato consorzio affronta con resilienza i mutamenti delle norme e del mercato, in grado di fare innovazione attraverso l’economia circolare”.

“In attesa che - ha sottolineato il Presidente Sarti - il Paese si doti della norma sulla Responsabilità Estesa del Produttore, l’obiettivo è diffondere l’importanza della condivisione della conoscenza a tutti gli attori della filiera per offrire a tutte le imprese italiane interessate al fine vita dei prodotti tessili, servizi integrati sempre più competitivi e sostenibili, a livello ambientale, economico e sociale.

Un consumatore su tre non ha mai sentito parlare di economia circolare. “Serve più informazione”

Cresce la consapevolezza dei consumatori ma ancora più del 35% non ha mai sentito parlare di economia circolare. Lo rivela una recente indagine di Dnv, uno dei principali enti di terza parte, che evidenzia come i consumatori si informino soprattutto dai media e sui canali social (60,9%), seguiti a distanza dal dibattito politico (26,8%) e dagli amici (23%). 

Dalla conoscenza deriva la consapevolezza e poi l’azione. Comprensione e coinvolgimento sono maggiori tra i giovani: oltre il 53% di loro afferma di partecipare attivamente alla scelta, rispetto a soltanto il 32,4% degli intervistati più maturi. Solo 1 su 5 ha citato le informazioni presentate direttamente dai produttori e fornitori, evidenziando l’esigenza per le aziende di veicolare in modo più efficace il loro messaggio e costruire una relazione di fiducia.
“I produttori e i brand devono guidare la transizione verso l’economia circolare, ma questo non è possibile senza la partecipazione dei consumatori - spiega Luca Crisciotti, ceo Supply Chain & Product Assurance di Dnv, in un’intervista rilasciata ad Adnkronos - Bisogna fare di più, quindi, per rimediare a questa carenza di informazioni, dando priorità alla sensibilizzazione dei consumatori e offrendo informazioni validate e affidabili”. La ricerca dimostra che i consumatori stanno iniziando a considerare l’impatto dei loro comportamenti d’acquisto. Il 48,1% afferma di acquistare prodotti con proprietà riciclate e il 62,9% di preferire una riduzione degli acquisti o la ricerca di prodotti di seconda mano. Sembrano rivestire un ruolo anche gli schemi comportamentali, l’educazione in famiglia e il potere d’acquisto.