Novembre n°4 2019

Batterie

Batterie

C’è anche il consorzio tra i 12 soggetti promotori del Memorandum volto a creare una filiera nazionale per il riutilizzo delle batterie dei veicoli elettrici.

Sono Cobat, Enel e Class Onlus i promotori del memorandum of understanding con il quale si vuole creare una filiera nazionale per il riutilizzo delle batterie dei veicoli elettrici. Da Enel a Class Onlus passando per Anfia, Politecnico di Milano e altri, l’intento è quello di fare rete per favorire una seconda vita degli accumulatori, con vantaggi sia ambientali che economici. Il tema è stato affrontato nel seminario organizzato dal Consorzio nella sede di Regione Lombardia all’interno delle iniziative di anteprima di

e_mob, l’evento nazionale sulla mobilità elettrica che si è tenuto a Milano a fine settembre. 

“La sfida italiana alla creazione di una filiera nazionale per il riutilizzo delle batterie di trazione delle auto elettriche” è stato il titolo del convegno che ha visto la partecipazione di esperti del settore e rappresentanti di aziende, enti e comitati che hanno deciso di sottoscrivere il memorandum. Oltre ai vantaggi ambientali, riutilizzare gli accumulatori porterebbe a un contenimento dei prezzi dei veicoli a emissioni zero aprendo così la strada a una sempre maggiore diffusione della mobilità sostenibile. Durante il seminario sono stati presentati alcuni progetti di riutilizzo di batterie dismesse da vetture elettriche e ibride in corso in Italia, e discussi i primi risultati ottenuti. I promotori dell’accordo vogliono applicare i principi dell’economia circolare alla gestione di specifiche tipologie di rifiuti tecnologici, riutilizzandoli per la realizzazione di nuovi prodotti. 

«Si tratta di un’importante iniziativa di circular economy, sostenuta da tanti partner impegnati a dare una seconda vita alle batterie allo scopo di favorire la diffusione dei veicoli elettrici - ha sottolineato Luigi De Rocchi, responsabile dell’Area Studi e Ricerche di Cobat - Un accumulatore di auto elettrica o ibrida nel momento in cui giunge a fine vita sulla vettura ha in realtà ancora una capacità di carica residua molto interessante. Grazie ad essa, la batteria può essere riutilizzata per altre funzioni. Va smontata e verificato lo stato di salute delle singole celle contenute all’interno. Poi, selezionando quelle con le migliori performance, si può “reimpacchettare” il tutto in nuovi accumulatori da dedicare ad applicazioni secondarie, generalmente attività di storage, quindi di accumulo energetico». Perché questo accordo tra gli attori della filiera può rivelarsi vincente? «Perché da un lato incrocia la domanda sempre più crescente di accumulo dovuta allo sviluppo delle energie rinnovabili con necessità di immagazzinare l’energia prodotta da diverse fonti - risponde De Rocchi - Dall’altro perché il mercato dell’auto elettrica è in crescita e le batterie di questi veicoli possono avere una seconda vita da poter spendere proprio nello storage stazionario». 

Sostenibilità ambientale ed economica stanno dunque alla base di questo memorandum che guarda al futuro coinvolgendo anche il Politecnico di Milano, in particolare il Mechanical Engineering Department.  «All’inizio avevamo lavorato principalmente sui pretrattamenti meccanici per il riciclo delle batterie agli ioni di litio derivanti dal settore automotive - ricorda Marcello Colledani, docente dell’Università milanese - Poi, più di recente, abbiamo iniziato a occuparci insieme a Cobat del tema del disassemblaggio e riassemblaggio dei moduli, in particolare delle celle derivanti dagli accumulatori automotive, per applicazioni stazionarie. E lo abbiamo fatto all’interno di un progetto europeo». Il professore ha quindi parlato dei problemi tecnici legati a queste operazioni di divisione e riassemblaggio, e delle diverse tipologie di batterie esistenti. «Il tema più importante è la certificazione di questi moduli second life - aggiunge Colledani - Io credo servirà ancora qualche anno perché i volumi siano sufficienti per garantire l’entrata sul mercato di attori significativi, ma ci arriveremo. Il costo delle batterie rappresenta dal 30% al 40% del valore economico delle auto elettriche. Sinceramente si tratta, ad oggi, di un ostacolo per l’entrata massiva di questi veicoli sul mercato. Senza dubbio garantire un riuso a fine vita di questi accumulatori potrà favorire una diminuzione dei costi dando così un input alla diffusione dei veicoli a emissioni zero».

Quando si parla di batterie di veicoli elettrici, composte principalmente dal litio, occorre affrontare anche alcuni aspetti legati alla sicurezza, come confermato dai Vigili del Fuoco in occasione del seminario di Milano. «Sicuramente ci troviamo di fronte a una tecnologia in forte espansione e in continua evoluzione - commenta Massimo Nazareno Bonfatti, ingegnere del nucleo investigativo antincendio dei Vigili del Fuoco - Quando si parla di utilizzo di batterie al litio e mobilità bisogna quindi analizzare in modo attento l’intera situazione anche in termini di sicurezza. Noi stiamo studiando e facendo esperienze, in accordo con Enea e università, per trovare delle soluzioni mirate a garantirne la massima sicurezza».

Soddisfatto del memorandum Camillo Piazza, presidente di Class Onlus, il comitato che insieme a Cobat è tra i primi promotori di e_mob. «Aver creato questa squadra formata da Enel, Cobat, Rse e altre tra le più importanti società capaci di trattare le batterie è un ottimo segnale - sottolinea Piazza - Abbiamo chiesto al Governo di darci una mano anche rispetto alla filiera legislativa sulla seconda vita. Muovendoci in questo campo possiamo secondo me fornire un contributo veramente importante per la riduzione dei costi delle batterie e quindi dei veicoli elettrici. Ricordo infatti che il 30/40% del prezzo delle macchine elettriche riguarda proprio gli accumulatori».

Tra i passaggi più significativi sottoscritti nel memorandum, emerge quello in cui si legge: “Le parti hanno manifestato la reciproca volontà di avviare una collaborazione nella filiera della raccolta, della messa in sicurezza e del riutilizzo di accumulatori a chimica diversa dal piombo dismessi come rifiuto, ma con ancora un’efficienza residua che li renda idonei a svolgere un’ulteriore funzione di accumulo”. Con la sottoscrizione dell’accordo, le parti intendono inoltre “Dare corso a un’iniziativa sperimentale il cui obiettivo consiste nel far collaborare tutte le parti interessate alla realizzazione di una filiera di processo, la quale, mediante il riutilizzo di accumulatori a fine vita, produca nuovi moduli di accumulatori rigenerati destinati all’accumulo energetico e, secondariamente, sviluppi le appropriate tecnologie per il trattamento dei materiali di base, con l’obiettivo dell’azzeramento delle sostanze da indirizzare allo smaltimento secondo il principio dell’economia circolare”. Questo progetto sarà dunque orientato al riutilizzo di batterie - di qualsiasi chimica ad eccezione di quella al piombo - dismessi dal settore automotive elettrico o ibrido, fermo restando l’interesse al riuso degli accumulatori provenienti anche da altri settori. Le parti hanno infine previsto la possibilità di coinvolgere altri soggetti pubblici e privati, anche esteri, per la realizzazione e la promozione del progetto di second life delle batterie.