Marzo n°1 2023

Bally

Foto: Ufficio Stampa Bally

Nata in Svizzera nel 1851, Bally rappresenta uno dei brand di lusso più longevi al mondo. L’azienda si distingue grazie ad un forte legame tra design innovativo e tradizione manifatturiera, il tutto puntando sulla qualità e la creatività del prodotto e mantenendo sempre, tra le sue priorità, il rispetto della natura, come testimoniano gli interventi concreti di tutela degli ambienti montani (e non solo). Il team di artigiani di Bally - con sede a Caslano in Terra Elvetica - realizza i modelli a mano, applicandosi con dedizione nella realizzazione di scarpe, accessori e abbigliamento.

“Crediamo in una moda funzionale e innovativa - è il messaggio lanciato da Bally - Ci affidiamo a numerose tecnologie all’avanguardia per migliorare le prestazioni dei nostri prodotti: che si tratti di stivali Reindeer, indossati da Tenzing Norgay durante la prima scalata del monte Everest nel 1953, o di scarpe tecniche da curling indossate dalla squadra olimpica svizzera o dell’uso di prototipi AI e 3-D in fase di progettazione”.

Ispirati dall’architettura moderna e dall’arte, Bally progetta prodotti di qualità che compongono collezioni in grado di mantenere il proprio valore nel tempo. Fin dall’inizio del XX secolo, l’azienda collabora con i più grandi talenti creativi del mondo, tra cui l’illustratore francese Bernard Villemot, al quale ha commissionato la creazione di manifesti pubblicitari, e gli architetti Le Corbusier, Karl Moser, Robert Mallet-Stevens e Andrée Putman. “Nel 2019, lo studio Casper Mueller Kneer Architects ha progettato il nostro flagship concept store Bally Haus, in via Montenapoleone a Milano”.

Al Ceo di Bally, Nicolas Girotto, abbiamo posto alcune domande per scoprire storia e caratteristiche dell’azienda.

Qual è la storia di Bally?

“Bally è un marchio svizzero di lusso fondato nel 1851 con un importante patrimonio calzaturiero e un legame di lunga data con l’architettura, le arti e l’ambiente. Fondata da Carl Franz Bally, quella che era una fabbrica di nastri a conduzione familiare a Schönenwerd, in Svizzera, si è rapidamente trasformata all’inizio del secolo in un marchio globale pionieristico. Oggi in Bally continuiamo a onorare queste tradizioni senza tempo, convinti che la qualità parli da sé”.

Ci racconti un’attività o una caratteristica peculiare della vostra azienda, che vi rende unici nel vostro settore...

“Bally è diventato un marchio iconico soprattutto grazie al suo savoir-faire nella produzione di scarpe. Anche le nostre scarpe più iconiche, come le Scribe da uomo, create da Max Bally, nipote di Carl Franz Bally, per celebrare il centenario del marchio nel 1951, sono ancora fatte a mano in Svizzera e richiedono ben 240 tecniche artigianali per essere completate”.

Qual è la vostra policy in termini di sostenibilità e come riducete l’impatto ambientale delle vostre attività? Quali difficoltà e opportunità pongono i diversi materiali che utilizzate nel percorso virtuoso rifiuto - riuso e riciclo?

“L’impegno di lunga data di Bally verso pratiche commerciali responsabili è al centro dell’identità dell’azienda fin dalla sua fondazione nel 1851. Siamo nati nelle Alpi svizzere e ci distinguiamo per la nostra eredità pionieristica e un profondo rispetto per il mondo naturale. In un contesto in continua evoluzione, prendiamo molto sul serio il nostro futuro. Nel 2019, Bally ha aderito a The Fashion Pact, impegnandosi a raggiungere un nucleo comune di obiettivi ambientali che sono stati così riassunti: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani. Non solo: nel 2020 abbiamo istituito la Bally Peak Outlook Foundation (BPOF) con la quale ci impegniamo a salvaguardare i fragili ambienti alpini dagli effetti negativi del riscaldamento globale e del turismo di massa attraverso un programma a lungo termine. Negli ultimi tre anni, abbiamo rimosso più di sette tonnellate di rifiuti, consentendo la costruzione di barriere anti-alluvione e sponsorizzando programmi educativi per la comunità Sherpa sul Monte Everest. Con l’adesione a Cobat Tessile il marchio compie un altro passo avanti verso quelli che abbiamo identificato come i quattro pilastri della sostenibilità di Bally: trasparenza, qualità, collaborazione e progresso”.

Quali ragioni vi hanno portato ad aderire a Cobat Tessile?

“La gestione del fine vita dei tessuti è un tema sempre più rilevante nel mondo della moda, un tema importante rispetto al quale ci poniamo con attenzione da tempo.
Con Cobat Tessile abbiamo l’opportunità di aggiungere un importante tassello al nostro puzzle dedicato alla sostenibilità e alla difesa dell’ambiente”.