Giugno n°2 2019

Rapporto Cobat

Rapporto Cobat

Alla presentazione del Rapporto Cobat a Roma è stato illustrato uno studio sui nuovi modelli di business che cambiano l’industria. Il futuro sarà caratterizzato da più elettronica e meno rifiuti.

La circular economy sta già iniziando a trasformare l’industria, in particolare quella dell’elettronica. Un cambiamento dettato da novità normative, ma anche e soprattutto dalla nuova tecnologia e da innovativi modelli di business. E poi c’è l’attenzione alle politiche di sostenibilità, che è cresciuta e continuerà ad aumentare nei prossimi anni, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e il riciclo. È quanto emerso nel corso della presentazione del Rapporto Cobat 2018, tenutasi al MAXXI, il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma. Ben 140.000 le tonnellate di rifiuti tecnologici avviate al riciclo lo scorso anno dallo storico consorzio che si occupa di economia circolare in Italia dal 1988. 

Quest’anno Cobat, oltre a rendere pubblici i dati della raccolta e del riciclo dei rifiuti tecnologici nel nostro Paese, ha lanciato la ricerca “Scenari e strategie future di gestione dei rifiuti tecnologici”, realizzata da Althesys, società di consulenza professionale indipendente che opera nei settori chiave di ambiente, energia, infrastrutture e utility. Nel corso dei prossimi anni, le apparecchiature elettriche ed elettroniche saranno sempre più accessibili: più persone si potranno permettere di avere una miriade di dispositivi, grazie all’incessante sviluppo sociale ed economico. Di conseguenza, dovrebbe di pari passo aumentare il flusso di rifiuti, con importanti ripercussioni sul piano ambientale e su quello economico. Ma sarà davvero così? In realtà, l’equazione non è così scontata. Stanno cambiando le modalità di distribuzione, le esigenze dei consumatori. Sta mutando l’economia, con la sharing economy, la subscription economy, la convergenza tra prodotti e servizi, la dematerializzazione e la diffusione dei sistemi cloud. Sta cambiando - anzi, è già cambiato - il quadro normativo, con specifiche misure sull’ecodesign e l’obsolescenza programmata. E poi c’è la grande incognita delle vendite online, che stanno acquisendo un peso sempre più crescente e riguardano sia acquisti all’interno di una stessa nazione, che da un Paese a un altro.

«La filiera dei prodotti tecnologici e del loro fine vita non cambierà solo per l’applicazione dei principi dell’economia circolare, ma anche (in qualche caso soprattutto) perché si evolverà il modo di produrre, vendere e utilizzare i prodotti - ha spiegato Alessandro Marangoni, CEO di Althesys - Molti di questi non saranno più acquistati dai consumatori ma diventeranno servizi: non “pay for goods”, ma “pay for use”. Muteranno i canali di vendita, sempre più online, e con questi le modalità di gestione del fine vita. L’innovazione tecnologica modificherà anche materiali e componenti dei prodotti, cambiando cicli di vita e flussi delle materie prime. Alcune saranno strategiche (come le “terre rare”), altre porranno nuove questioni e soluzioni per il recupero (come le batterie nell’automotive). Tutto ciò richiederà un più efficiente uso delle risorse e il loro riciclo - ha aggiunto Marangoni - favorendo il recupero di materie prime seconde da diversi flussi, con particolare focus su quelli dei dispositivi elettronici».

L’importante studio di Althesys ha aperto il convegno di Cobat, entrato poi nel merito delle attività svolte dal Consorzio nel corso del 2018 per quanto riguarda il recupero dei RAEE, delle batterie esauste e degli Pneumatici Fuori Uso, con lo sguardo rivolto al futuro e alle nuove sfide del mercato in rapporto alle esigenze dell’ambiente.

«Cobat da oltre 30 anni è il braccio operativo di un’economia circolare che trasforma in nuove materie prime montagne di prodotti non più utili, erroneamente considerati rifiuti - ha affermato Giancarlo Morandi, presidente del Consorzio - Aggiustiamo costantemente il nostro lavoro al cambiare degli orizzonti, normativi e tecnologici. Seguiamo gli andamenti, tutt’altro che rettilinei, della politica e del mercato in Italia e in Europa. Oggi finalmente possiamo dire che la circular economy sta iniziando a diventare quello che tutti noi speravamo: la normalità». Un importante cambio di paradigma in grado di portare vantaggi sia all’economia, sia all’ambiente. «In Europa c’è un momento di difficoltà economica in diversi comparti, compreso quello tradizionalmente forte dell’automotive - ha aggiunto Morandi - Per cambiare rotta è necessario investire nelle attività che rientrano nel campo immenso dell’economia circolare, le stesse in cui crede Cobat. Lavorare per dare una nuova vita alle materie prime significa creare nuovi posti di lavoro, ricchezza, occasioni di crescita. Per cui, nonostante le attuali difficoltà economiche, per chi deciderà di occuparsi di economia circolare si apriranno praterie sterminate nelle quali un’azienda potrà lavorare, aumentare il proprio fatturato, i propri collaboratori, il reddito. Siamo davanti a un cambiamento che riguarda l’ambiente, il mondo produttivo e la società stessa».

In questo scenario, Cobat si conferma la grande piattaforma italiana di servizi per l’economia circolare. Grazie a un network logistico che garantisce una copertura omogenea e capillare in tutta Italia, a 70 Punti Cobat e a 25 Impianti di Trattamento e Riciclo accreditati, il Sistema Cobat, con i consorzi di filiera Cobat RAEE, Cobat RIPA e Cobat TYRE, assicura agli oltre 1.200 produttori e importatori iscritti, con un immesso al consumo di più di 230.000 tonnellate, un servizio efficiente di raccolta, stoccaggio e avvio al riciclo dei rifiuti ottimizzando i costi e abbattendo le emissioni in atmosfera con ritiri “a chilometro zero”.

«Per decenni il ruolo di Cobat è stato quello di garantire la raccolta e il riciclo prima di pile e accumulatori esausti, poi di rifiuti elettronici e pneumatici fuori uso - ha ricordato Michele Zilla, direttore generale del Consorzio - Oggi continuiamo il nostro impegno, ma ci siamo trasformati per anticipare le nuove sfide tecnologiche e normative: la nostra storia e il nostro know-how sono diventati la base per fare di Cobat un sistema con capacità progettuale e visione industriale. Da ora in poi le sfide da vincere saranno legate alle nuove modalità di consumo. Come tutti vedono c’è un grande sviluppo della sharing economy, della condivisione. Pensiamo alle macchine e non solo: diminuiscono gli acquisti dei cittadini per quanto riguarda i singoli prodotti, questi vengono usati di più, il prodotto stesso viene condiviso. Cambia completamente il paradigma - ha sottolineato Zilla - Il consumatore non è più il detentore del prodotto e noi dobbiamo cercare soluzioni operative per cercare di raggiungere risultati sempre migliori».

Tra gli ospiti intervenuti alla presentazione del Rapporto Cobat al MAXXI anche Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e a lungo parlamentare impegnato nella difesa dell’ambiente e nella promozione della green economy.

«Dai dati del Rapporto 2018 emergono risultati importanti che ci devono spingere a fare ancora meglio - ha dichiarato Realacci - Oltre che all’ambiente, la corretta gestione del ciclo dei rifiuti e il riuso dei materiali fanno bene a intere filiere produttive e proprio dal riciclo delle materie prime può derivare un pezzo importante della nostra green economy. Un’economia che guarda al futuro ed è competitiva proprio perché scommette sull’innovazione, sull’ambiente e sulla qualità, e che va sostenuta. Il traguardo di un sostanziale azzeramento dei rifiuti in discarica, e più in generale quello dell’economia circolare, non è oggi un’idea romantica, ma una prospettiva industriale concreta ed economicamente vantaggiosa. Noi siamo un Paese ingegnoso - ha ricordato Realacci - con ottimi imprenditori e povero di materie prime, quindi nel corso dei secoli abbiamo imparato a utilizzare in modo più efficiente i materiali. Ora abbiamo nuove sfide davanti, penso per esempio a quelle legate alla mobilità elettrica, ai minerali, al litio. Ma già oggi l’Italia recupera il doppio delle materie prime della media europea, questo dato deve inorgoglirci e spingerci a fare sempre meglio». 

Un focus specifico è stato quindi rivolto alle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, con l’intervento di Marco Imparato, direttore generale di APPLiA Italia. I produttori di elettrodomestici fanno la parte del leone nel mondo dei RAEE, con il 60% del totale. «Risulta evidente come nei prossimi anni, per quanto riguarda la raccolta e il trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici, sarà necessario confrontarci con nuove sfide ed opportunità che dovremo essere capaci di affrontare e cogliere - ha precisato Marco Imparato - questo sarà però possibile solo analizzando e risolvendo le attuali falle del sistema. Attuare soluzioni semplicistiche non ci permetterà di raggiungere gli obiettivi attesi, solo un impegno corale di cittadini, industria, aziende della raccolta, Comuni, distribuzione e istituzioni porterà a risultati soddisfacenti. È tempo ormai per un reale ed oggettivo confronto su questi temi, i produttori sono pronti».

Alla presentazione del Rapporto Cobat ha voluto portare il proprio saluto anche Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde: «Da anni collaboriamo volentieri con il Consorzio nell’intento di salvaguardare il Pianeta. Promuovere l’economia circolare è una necessità attuale, e occorre farlo sia dal punto di vista culturale, sia con azioni concrete. I dati del Rapporto testimoniano l’impegno di Cobat su entrambi i fronti».

Spazio quindi ai dati dell’attività Cobat nel corso del 2018, con un’attenzione specifica ai risultati raggiunti e agli obiettivi futuri. Lo scorso anno il Consorzio ha gestito oltre 140.000 tonnellate di prodotti a fine vita, divisi tra batterie al piombo, pile portatili, apparecchiature elettriche ed elettroniche e pneumatici. 

Per quanto riguarda le batterie al piombo esauste, il Consorzio ha raccolto nel 2018 oltre 116.000 tonnellate. Le regioni che registrano il maggiore incremento dei quantitativi di raccolta sono Molise (+17%), Campania (+11%) e Lazio (+8%). In termini assoluti, invece, Lombardia, Veneto e Campania raggiungono i migliori risultati rispettivamente con oltre 22.000 tonnellate la prima e oltre 12.000 tonnellate raccolte le altre due. In merito alle pile portatili esauste, nel 2018 sono state oltre 6.000 le tonnellate raccolte in tutta Italia. Nel 2018 si registra una diminuzione della raccolta di pile portatili, di circa il 10% a livello nazionale; l’andamento è legato principalmente alle diminuzioni riscontrate in Lombardia (-30%), Veneto e Lazio, che restano tuttavia in termini assoluti le regioni più virtuose, rispettivamente con 353 tonnellate, 245 tonnellate e 96 tonnellate di pile portatili esauste raccolte. Le differenze di raccolta su base regionale sono riconducibili principalmente alla riassegnazione delle province di competenza ad opera del CdCNPA - Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori valida per il biennio 2018-2020.

Altro settore importante è quello dei RAEE, i rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Il 2018 ha rappresentato per Cobat un anno significativo nella gestione dei RAEE: i 1.392 Punti di Raccolta gestiti in tutta Italia hanno prodotto quasi 19.000 tonnellate di RAEE (+35,43%). Nel 2018 si registra una crescita di raccolta costante in tutti i Raggruppamenti, in particolare il Raggruppamento R2 (altri grandi bianchi, +381%), seguito dal Raggruppamento R4 (piccoli elettrodomestici, +113%). Il Raggruppamento R3 (TV e monitor), con oltre 8.000 tonnellate, resta in assoluto quello in cui il Consorzio registra la maggior quantità raccolta. Per quanto riguarda i RAEE professionali, la raccolta è gestita direttamente dal Consorzio con operatori logistici altamente qualificati ed è passata dalle 1.360 tonnellate del 2017 alle 1.401 tonnellate del 2018.

Per quanto concerne invece gli PFU- Pneumatici Fuori Uso, anche nel 2018, ai sensi del D.M. 82/11, Cobat ha ottenuto il formale riconoscimento da parte del Comitato per la Gestione degli Pneumatici Fuori Uso presso ACI, al fine di svolgere la gestione degli PFU prodotti dal settore dell’autodemolizione. Il quantitativo di PFU nel 2018 ha superato le 2.000 tonnellate (+6,5%). L’incremento registrato in questa filiera è il risultato di una fidelizzazione in crescita degli autodemolitori, in parte svolta da Cobat sul territorio e in parte spontanea per il riconoscimento di affidabilità che il Consorzio è riuscito a consolidare presso la categoria.