Gli ultimi mesi dell’anno in corso vedono gli intellettuali di tutto il mondo occidentale impegnati in un dibattito completamente nuovo rispetto al passato.
Dagli Stati Uniti alla Francia, dal Brasile all’Italia la cultura occidentale si sta interrogando sull’attuale crisi che attraversa quasi tutti i paesi: una crisi che vede una grande parte, e a volte addirittura la maggioranza, della popolazione allontanarsi dalle proprie istituzioni.
Ci si sente addirittura traditi dalle classi dirigenti che pure hanno assicurato, dopo la seconda guerra mondiale, una crescita continua e relazioni pacifiche almeno all’interno del mondo occidentale.
Si assiste ad un rancore diffuso verso chi ha avuto per anni responsabilità sia politiche che economiche e sociali senza valutare gli effettivi risultati conseguiti.
Se il dibattito su questo rancore è già di per sè complesso ancora più difficile è individuare la cura e le azioni che ogni paese dovrebbe mettere in campo.
The Economist, in un saggio pubblicato appositamente, ha tentato di definire il quadro generale oggi esistente prospettando alcune soluzioni che però sono sembrate troppo legate al panorama economico ed alle persone come soggetti e oggetti dell’economia.
Questa rivista, Ottantadue, non ha certo lo scopo di entrare in un simile dibattito ma almeno una considerazione che viene dalla missione ambientale del Consorzio che rappresenta va fatta.
I rappresentanti dei diversi partiti che hanno governato il mondo occidentale, sia quelli conservatori che quelli riformisti, non hanno mai affrontato il problema ambientale nella sua complessità.
Certo c’è stato qualcuno che si è occupato più di altri del problema dell’inquinamento, altri che hanno preso provvedimenti intelligenti a protezione dell’ambiente in cui gli uomini vivono, altri ancora che hanno investito su produzioni energetiche rinnovabili.
Purtroppo però nessuno ha rivisto il progetto di sviluppo del mondo che le proprie ideologie gli rappresentavano.
Ma oggi sappiamo che se vogliamo garantire un futuro all’uomo su questo pianeta dobbiamo ripensare completamente al nostro modello di sviluppo, abbandonare quello che le ideologie, sia liberali che socialiste, ci hanno sino a ieri proposto: oggi sappiamo che una continua crescita economica non è possibile.
Se vogliamo delle società in pace con se stesse dobbiamo far capire ad ogni individuo che è lo sviluppo della sua persona quello che dobbiamo conseguire, uno sviluppo che gli faccia sempre sperare nel conseguimento della felicità.