Luglio n°3 2018

Giuseppe Conte

L’accordo politico che ha portato Giuseppe Conte alla guida del Governo prevede anche una parte specifica dedicata all’economia circolare e al contrasto ai reati ambientali.

Ci sono anche la difesa dell’ambiente e la promozione dell’economia circolare tra le priorità del nuovo Governo giallo-verde. Durante il discorso d’insediamento con il quale si è presentato al Senato e alla Camera per ottenere la Fiducia, il Premier Giuseppe Conte ha confermato quanto argomentato in maniera più ampia e dettagliata nel “Contratto di Governo” sottoscritto dalle due forze politiche di maggioranza, Movimento 5 Stelle e Lega. Ad occuparsi da vicino delle azioni da mettere in campo per favorire, tra le altre cose, sostenibilità e lotta all’inquinamento, sarà il nuovo ministro dell’Ambiente Sergio Costa che negli anni scorsi ha lavorato in prima linea come Generale dei Carabinieri per contrastare le ecomafie nella Terra dei Fuochi. Di seguito riportiamo la parte del “Contratto di Governo” - sottoscritto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini - nella quale sono riportati i punti programmatici riguardanti l’ambiente. 

«Uomo e ambiente sono facce della stessa medaglia. Chi non rispetta l’ambiente non rispetta sé stesso. C’è bisogno di un maggior coinvolgimento e conoscenza dei temi ambientali capaci anche di costruire alleanze e di portare la questione ecologica al centro della politica. In Italia questo significa concentrare le risorse nella necessaria manutenzione del territorio e nella innovazione. Partendo da questa convinzione, il nostro compito è quello di sostenere la “green-economy”, la ricerca, l’innovazione e la formazione per lo sviluppo del lavoro ecologico e per la rinascita della competitività del nostro sistema industriale, con l’obiettivo di “decarbonizzare” e “defossilizzare” produzione e finanza e promuovendo l’economia circolare. Vanno ribaditi e rinnovati, anche in sede UE, i limiti indicati dal principio di sostenibilità: 

• Per una risorsa rinnovabile (suoli, acqua, foreste), la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella di rigenerazione; 

• Per una risorsa non rinnovabile la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella con la quale è possibile rimpiazzarla con una risorsa rinnovabile (ad esempio: investire parte dei profitti per l’adozione di tecnologie produttive con risorse rinnovabili). 

Nelle strategie nazionali di sviluppo economico deve considerarsi prioritaria l’adozione di strumenti normativi efficaci atti a promuovere una sempre maggior diffusione di modelli di sviluppo sostenibili, della Green Economy e dell’economia circolare. A tal fine le Pubbliche Amministrazioni dovrebbero essere coinvolte a tutti i livelli nella promozione di questo cambiamento e diventare un riferimento per l’adozione di buone pratiche, migliori tecniche e standard.
È necessario armonizzare i rapporti tra lo Stato e le Pubbliche Amministrazioni, rafforzando le autonomie ed i presidi territoriali più efficienti ed i modelli più avanzati e rispettosi dell’ambiente, valorizzandone le professionalità e le risorse migliori. È necessario che ogni intervento del decisore politico si collochi in una strategia di economia circolare, intesa quale sistema ambientale ed economico in cui un bene è utilizzato, diventa rifiuto, e poi, a valle di un procedimento di recupero, cessa di essere tale per essere riutilizzato quale materia seconda per la produzione di un nuovo bene, in contrapposizione al modello di “economia lineare” in cui i beni divenuti rifiuti sono avviati semplicemente a smaltimento dopo il loro utilizzo.
Una corretta e virtuosa applicazione dell’economia circolare, in linea con la gerarchia europea nella gestione dei rifiuti, comporta una forte riduzione del rifiuto prodotto, una crescente percentuale di prodotto riciclato e contestualmente una drastica riduzione della quota di rifiuti smaltiti in discarica ed incenerimento, fino ad arrivare al graduale superamento di questi impianti, adottando metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi. A tal proposito il sistema di economia circolare di riferimento è quello oggi adottato dal servizio pubblico della provincia di Treviso, studiato in tutto il mondo.
La riduzione della produzione del rifiuto e raccolte differenziate di qualità che portino al reale recupero di materia è realizzata anche attraverso la progettazione di beni e fiscalità premianti per chi produce beni riciclabili e riutilizzabili, il ricorso alla raccolta domiciliare con tariffazione puntuale per cittadini e imprese, azioni contro lo spreco alimentare, la realizzazione di centri di riparazione e riuso dei beni utilizzati. Occorre incrementare i fondi a disposizione delle Regioni per incentivare e semplificare l’avvio di iniziative imprenditoriali legate al recupero e al riciclo della materia. Si intende privilegiare la gestione dei rifiuti a filiera corta, il recupero di materia con il compost per ridurre i fertilizzanti chimici e l’irrigazione (il compost è ricco d’acqua). Verranno inoltre valutate sperimentazioni sul ciclo vita di impianti a biometano valutando i costi, l’inquinamento e i prodotti reflui. È necessaria una mappatura capillare di tutte le eventuali strutture a rischio amianto partendo dalle scuole, al fine di intervenire per la rimozione e lo smaltimento presso siti idonei dei materiali contenenti amianto. È necessario altresì snellire i procedimenti di bonifica definendo accuratamente responsabilità e metodologie, salvaguardando i controlli per individuare i responsabili delle contaminazioni e la tutela delle matrici ambientali, garantendo la trasparenza dei dati e la partecipazione dei cittadini. A livello nazionale, regionale e locale è quindi determinante avviare una serie di interventi diffusi in chiave preventiva di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo, anche come volano di spesa virtuosa e di creazione di lavoro, a partire dalle zone terremotate, oltre che ad azioni per responsabilizzare il cittadino sui rischi connessi alla tutela del territorio.
Per quanto concerne le aree terremotate ci impegniamo a chiudere la fase dell’emergenza e passare alla fase della ricostruzione con l’obiettivo di creare anche le condizioni per un rilancio economico delle zone colpite. Tra le necessità prepotentemente emerse negli ultimi mesi prioritaria è la semplificazione delle procedure, sia per le opere pubbliche che per la ricostruzione privata. Occorre poi la certezza nella disciplina generale contenuta nei decreti e nelle ordinanze. Per questo si coinvolgeranno i soggetti interessati nelle modifiche da apportare che dovranno essere definitive. Sarà garantito un maggiore coinvolgimento dei comuni, mediante il conferimento di maggiori poteri ai sindaci. È inoltre indispensabile fermare il consumo di suolo (spreco di suolo) il quale va completamente eliminato attraverso un’adeguata politica di sostegno che promuova la rigenerazione urbana.
A questo proposito vanno promosse azioni di sostegno alle iniziative per rilanciare il patrimonio edilizio esistente, favorendo la rigenerazione urbana e il retrofit (riqualificazione energetica) degli edifici. Gli immobili capaci di autoprodurre energia rappresentano la sfida del futuro. In questo senso deve essere orientata anche l’edilizia residenziale pubblica. Per contrastare il rischio idrogeologico sono necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre ad una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. In tema di contrasto al cambiamento climatico sono necessari interventi per accelerare la transizione alla produzione energetica rinnovabile e spingere sul risparmio e l’efficienza energetica in tutti i settori. È quindi fondamentale potenziare le azioni attualmente considerate a livello nazionale per il contrasto al cambiamento climatico e per la transizione verso modelli sostenibili di economia e gestione delle risorse rinnovabili.
È necessario avviare azioni mirate per aumentare l’efficienza energetica in tutti i settori e tornare ad incrementare la produzione da fonti rinnovabili, prevedendo una pianificazione nazionale che rafforzi le misure per il risparmio e l’efficienza energetica e che riduca i consumi attuali. A tal riguardo, azioni prioritarie contro cambiamenti climatici ed inquinamento andranno avviate con piani specifici per le aree più colpite del nostro Paese. Pensiamo, ad esempio, al bacino della Pianura Padana dove va migliorato e implementato il piano di bacino e a tutte le aree metropolitane. Particolare attenzione anche in sede UE verrà prestata ad innescare e favorire processi di sviluppo economico sostenibili, basati soprattutto su innovazione, start up e impresa giovanile, anche nelle aree montane, che pur rappresentando una quota territoriale significativa del Paese ed essendo ricche di risorse naturali e culturali, sono gravate da ritardo di sviluppo, spopolamento e invecchiamento della popolazione con conseguente degrado ambientale e fenomeni di dissesto. Con riferimento all’ILVA, ci impegniamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto, proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della green economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare.
Anche al fine di prevenire misure sanzionatorie da parte dell’Unione Europea prevediamo misure volte all’adeguamento degli standard di contrasto all’inquinamento atmosferico secondo le norme in vigore».