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Transizione verde

A partire dalla rivoluzione industriale la crescita economica e il rispetto dell’ambiente hanno seguito binari opposti. La teoria fondamentale che ha sorretto l’industria capitalistica per anni è stata quella dello shareholder value, secondo cui l’impresa serve sostanzialmente a massimizzare il valore per gli azionisti, creare ricchezza per i suoi soci e proprietari anche a costo di dover inquinare senza scrupoli. Una scuola di pensiero che ha favorito lo sviluppo dei mercati finanziari rendendoli piazze di vendita e acquisto sempre più rapidi, flessibili e inseriti in una prospettiva di investimenti a brevissimo termine.

A questo impianto altamente oscillante e completamente dedito al profitto si contrappone la dottrina della Corporate social responsability, che teorizza una responsabilizzazione dell’imprenditore nei confronti dei terzi, un macrogruppo composto dallo Stato in cui la sua industria opera, nonché le comunità locali in cui si insedia l’impresa: tutti i soggetti che hanno interesse a che l’attività dell’impresa si svolga in maniera adeguata, corretta e rispettosa del loro patrimonio ambientale.

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