Informazioni di pubblica utilità

GreenWashing

Può un’azienda dire di essere attenta all’ambiente e poi fare tutt’altro? Insomma, è lecito fare greenwashing, ecologismo di facciata, in un momento in cui la sostenibilità è in cima alle priorità di tutti, anche dei clienti? La risposta è no, e non solo perché è eticamente sbagliato. Ora, in un caso, unico nel suo genere al momento, è anche intervenuto un tribunale italiano. Ecco cosa è accaduto a una impresa a Gorizia.

Lo scorso 26 novembre il Tribunale di Gorizia ha emesso un’ordinanza cautelare – tra le prime nel nostro Paese così come in Europa – per un caso di “ambientalismo di facciata”. Il provvedimento - preso a seguito di un ricorso d'urgenza presentato da un’azienda da anni impegnata sui temi green - si basa sul fatto che "la sensibilità verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da un'impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto" ed è per questo che “le dichiarazioni ambientali verdi devono essere chiare, veritiere, accurate e non fuorvianti, basate su dati scientifici presentati in modo comprensibile”.

Sulla base di tali principi, il Tribunale ha ordinato all’azienda colpevole di pubblicità ingannevole sia la cessazione della diffusione dei diversi messaggi pubblicitari, che possano far riferimento ai temi di sostenibilità ambientale e veicolati su ogni canale di comunicazione, sia l’obbligo di pubblicazione del testo dell’ordinanza sul sito web dell’azienda.

Ora cosa accadrà? Adesso le parti potranno avviare un eventuale giudizio ordinario e tali procedimenti potranno confermare l’ordinanza oppure disporre diversamente circa le condotte contestate dall’azienda che ha mosso l’accusa.

La situazione attuale a difesa dei consumatori

Un recente studio commissionato da McKinsey, nota società di analisi e consulenza, il 70% dei consumatori è orientato verso prodotti “eco-friendly”, al costo di pagarli di più. Sulla base di questi dati è quindi comprensibile come la difesa dei consumatori è sempre di più tra le priorità del legislatore.

Diverse iniziative in merito sono sempre più orientate a difesa dei clienti, proprio perché è sempre più facile imbattersi in comunicazioni non del tutto veritiere sul fronte green. Tra queste, c’è la “Carta del consumo circolare” – elaborata lo scorso maggio dall’Associazione dei consumatori in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – un documento che mira a supportare i cittadini per superare le barriere come, ad esempio, la scarsa conoscenza e consapevolezza ambientale che impediscono loro di assumere un ruolo consapevole e attivo.

Segnalare casi di greenwashing

C’è poi una piattaforma partecipativa, messa a disposizione dall’associazione no profit Save the Planet, a cui tutti possono accedere per segnalare – anche in forma anonima - potenziali pratiche di greenwashing. L’associazione, infatti, come si legge sul loro sito web “ha costituito una commissione di appositi esperti che avranno il compito di vagliare e monitorare possibili azioni di comunicazioni scorrette verso i consumatori in termini di sostenibilità”. Sarà poi cura della “commissione valutare se ci saranno gli estremi per un procedimento, previa richiesta di eventuali integrazioni al segnalato, tutto con il massimo rigore scientifico”.