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Il Covid-19 rischia di trasformare il 2020 nell’anno orribile per i giganti quotati sui mercati nazionali e internazionali. La finanza è dunque in crisi? Non esattamente. In mezzo ai crolli causati dalla pandemia, emerge un dato in forte controtendenza: gli investimenti sostenibili, che già nei primi tre mesi del 2020 hanno avuto un aumento di oltre il 40%, si sono mostrati più resilienti alla crisi, complice anche il fattore “sociale” e l’impegno degli investitori per far fronte all’emergenza sanitaria. In altri termini, all’alba di uno degli sconvolgimenti più grossi degli ultimi anni, gli investimenti sono andati verso quella che prima era considerata solo una questione secondaria: la sostenibilità.

I fondi e gli Etf sostenibili hanno registrato nei primi tre mesi del 2020 un incremento del 41% anno su anno a livello mondiale (Fonte: BlackRock), corrispondente a una crescita di 2,8 miliardi di euro in Italia. Particolare attenzione, in questa analisi, merita l’ESG, acronimo per Environmental, Social, Governance, che indica le attività legate all’investimento responsabile che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance. Nello specifico, i titoli ESG si sono dimostrati più resilienti all’effetto virus, come rilevato dagli indici MSCI e Morningstar. Nel primo trimestre dell’anno, i fondi ESG hanno avuto sottoperformance inferiore rispetto a quella dei fondi tradizionali.

Figura 1 Cumulative Index Performance – Gross Returns (USD), Set 2007 – Set 2020 (Fonte: MSCI)

Inoltre, le obbligazioni delle cosiddette “società ESG Leader” – quelle con i rating più alti - hanno superato quelle delle “società ESG Laggard” – quelle con i rating più bassi – di 5,2 punti percentuali nel primo trimestre del 2020.

Figura 2 Analisi del rendimento complessivo del mercato delle obbligazioni societarie 1° trimestre 2020: Confronto tra ESG Leader e ESG Laggard (Fonte: AXA IM, 2020)

Con il Covid-19, non solo gli investimenti sostenibili si sono dimostrati più resilienti, ma hanno anche dato maggior rilievo al cosiddetto “Fattore S” (sociale) dell’acronimo ESG. Infatti, sembrerebbe essere proprio il fattore S, ad aumentare la resilienza a crisi di natura esogena. A questo va aggiunto il ruolo ricoperto dagli investitori, che si sono mobilitati per finanziare attività in risposta all’emergenza sanitaria e alle sue conseguenze sociali. Gli strumenti più utilizzati sono i Social Bond (+74% dal 2019) o i Sustainability Bond (+32% dal 2019), che hanno ricoperto, da inizio anno, il 40% delle emissioni, mentre nel 2019 la loro quota è stata pari al 23% (Environmental Finance, Bloomberg).

Diversi possono essere i motivi alla base della maggiore resilienza dimostrata dalla finanza sostenibile. In primo luogo, i fondi ESG tendono a privilegiare i settori meno colpiti dalla pandemia (ad esempio, la tecnologia). Inoltre, è ragionevole pensare che gli investitori con maggiore necessità di liquidità e visione più a breve termine investano nel mercato tradizionale, giustificando gli ingenti disinvestimenti registrati durante il Covid-19 in questo segmento di mercato e non verificatisi per i fondi ESG. Infine, gli ESG sembrano essere più sensibili dei fondi tradizionali ai rendimenti positivi passati, ma meno sensibili ai rendimenti negativi, il che potrebbe significare che gli investitori traggano un’utilità positiva dal semplice atto di investire responsabilmente (Amundi).