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Sì è conclusa il 13 novembre la conferenza sul clima delle Nazioni Unite COP26, tenutasi a Glasgow, in Scozia, e iniziata il 31 ottobre scorso. Dopo due settimane di intensi negoziati, più di 190 leader mondiali presenti hanno raggiunto un accordo finale sugli impegni e le strategie condivise da applicare per contrastare il cambiamento climatico. Ecco cosa si è deciso, punto per punto, da quanto emerge nel documento finale sul Patto per il Clima di Glasgow.

L’importanza della comunità scientifica

Al primo punto – dal titolo Science and urgency – del documento finale del 26eismo vertice annuale sul clima, viene innanzitutto riconosciuto come finalmente “cruciale” il ruolo della comunità scientifica nel processo decisionale nell’intraprendere le azioni necessarie ad evitare l’accelerazione verso il cambiamento climatico. Un cambio di rotta, quindi, dal momento in cui - come si legge nel documento stesso – le precedenti Conferenze tra le Parti erano state fortemente criticate per non aver “ascoltato la scienza” fino a quel momento.

Sostenere le popolazioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici

Adattamento, ovvero quali misure intraprendere per evitare, ridurre al minimo e far fronte alle perdite e ai danni che si stanno già verificando a causa dei cambiamenti climatici, soprattutto nei confronti delle popolazioni più vulnerabili che - pur essendo coloro che hanno contribuito meno a causarli - sono ad oggi quelle maggiormente esposte ai cambiamenti climatici.

Il punto secondo del documento del 26eismo vertice annuale affronta proprio questo delicato tema che, tra gli altri, rientra tra i quattro obiettivi principali della Conferenza a Glasgow. Cosa è emerso sul tema? Il documento finale «dà il benvenuto al lancio di un programma di lavoro complessivo di 2 anni Glasgow – Sharm el-Sheikh (la sede della Cop27 dell’anno prossimo, ndr) sull’obiettivo globale dell’adattamento». I lavori cominceranno alla fine della Cop26 e rappresentano – a quanto si legge – “uno step significativo per ridurre la vulnerabilità, sviluppare resilienza e aumentare la capacità delle persone del pianeta di adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici”.

I finanziamenti per il clima

Ma come verrà finanziato l’obiettivo dell’adattamento agli impatti climatici sempre più grandi? Secondo gli accordi intrapresi dagli Stati firmatari – al punto tre - i Paesi più ricchi dovranno raddoppiare entro il 2025 i sussidi a favore di quelli in via di sviluppo. A tal proposito, un apposito comitato delle Nazioni Unite riferirà il prossimo anno sui progressi verso la consegna dei 100 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per il clima promessi già nel 2020.

Obiettivo 1,5 gradi Celsius e taglio del 45 per cento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030

Al punto 4 – considerato uno dei punti cruciali, perché include la lista delle principali azioni da intraprendere da parte dei Paesi coinvolti- del documento finale COP26, si legge che viene ribadito il precedente obiettivo dell’accordo di Parigi di stare “ben al di sotto dei 2 gradi” rispetto ai livelli preindustriali e, al contempo, di impegnarsi per mantenere le temperature intorno ai 1,5 gradi, riconoscendo consapevolmente che – in questo modo – ci sarebbe una riduzione sostanziali degli impatti sul clima.

Per raggiungere tale obiettivo – si legge ancora nel documento – gli stati firmatari si impegnano a tagliare del 45 per cento le emissioni di anidride carbonica entro il 2030, e di raggiungere zero emissioni nette intorno alla metà del secolo, così come profonde riduzioni di altri gas serra (metano e protossido di azoto). Inoltre, con Patto per il Clima di Glasgow, è stato poi chiesto ai Paesi di ridurre gradualmente l’uso dell’energia a carbone (e non più “l’eliminazione graduale” come previsto inizialmente dall’accordo). Il testo integrale del Glasgow Climate Pact (il Patto per il clima di Glasgow) è disponibile cliccando qui.